mercoledì 21 marzo 2012

Le amicizie (inspiegabili)

del Disagiato

Premessa: gli esseri umani, piccoli e difettosi, sono tutti uguali. Nell’intimo ci stanno gli stessi rancori, le stesse passioni, le stesse speranze, gli stessi sentimenti e gli stessi desideri, che sono ben altra cosa dalle speranze. Gli esseri umani sono diversi ma in fondo in fondo, sempre laggiù nell’intimo, nelle viscere, nell’interiorità, sono uguali. Il colore della pelle, l'elevatezza spirituale e culturale, la religione, la nazionalità, la passione per una squadra di calcio, il sesso, la preferenza sessuale sono caratteri decisivi e rilevanti però, in fondo in fondo, davanti a una valigetta piena di banconote da cinquecento euro diventiamo tutti avidi uguali. Fine della premessa.

Il mio lavoro, in libreria, è un po’ simile a una piccola centrifuga di una lavatrice. Si viene sbattuti di qua e di là, ci si avvicina alla gente, ci si allontana e poi ci si avvicina ancora e poi si sale una scaletta per prendere un volume là in alto, sullo scaffale, e poi si scende e poi si sale e a fine giornata avrò visto duecento persone ma conosciute nessuna. La centrifuga non regala tregua, non dà fiato per allacciare amicizia. Però mi sono reso conto di una strana legge fisica che interferisce con la forza centrifuga che sta in negozio e questa strana legge vuole che in tutti questi anni io abbia, senza alcuna fatica e sforzo, stretto amicizia soltanto con laureati in Lettere. E sia chiaro sin da subito che questo non è un post dove si dice che i laureati in Lettere sono migliori dei non laureati in Lettere. Vi sembro forse uno scemo?

La mia affermazione si basa su una statistica: Marco, Elisabetta, Federico, Fabio sono le uniche persone che posso dire di aver conosciuto bene. E tutti hanno studiato "la letteratura italiana". Marco, un giorno di tanti anni fa, è entrato in negozio e nonostante il caos, i tempi stretti, i clienti da seguire, i libri da prendere, è riuscito a raccontarmi un poco della sua vita e, in fine, a diventare quel che si suol dire un amico. Elisabetta uguale, Fabio uguale, Federico uguale.

Una coincidenza? Sarà pure una coincidenza ma i fatti coincidono. Una certa passione (parola che pronuncio a denti stretti) per i libri ha fatto da collante, direte voi. Ma a questa cosa della passione per i libri non ci credo, visto che la condivido anche e soprattutto con clienti che non hanno mai frequentato un corso di Lettere. E allora? La stessa sensibilità? No, dai, la sensibilità lasciamola stare, per favore.

E allora non lo so. Questo post non ha una conclusione. Potrei dire tutto e il contrario di tutto. Un mio amico, che sta nella vita reale e che, come me, non è laureato in Lettere, ha detto malignamente che questi miei amici laureati in Lettere sono tutti disoccupati e hanno tanto tempo da spendere in libreria. Entra in negozio una volta, entra due volte, entra tre volte e poi, per forza di cose, sono diventati miei amici. Ci si guarda in faccia tutti i giorni e poi…. Ma questa cosa detta dal mio amico ha un nome: cattiveria.

Aver frequentato una facoltà invece di un’altra (o nessuna facoltà) non crea scarto, differenza. Gli uomini sono tutti uguali, in fondo in fondo abbiamo gli stessi rancori, le stesse speranze e via dicendo. Davanti a una valigetta piena zeppa di banconote da cinquecento euro siamo tutti uguali. Anzi, diventiamo tutti uguali. Sia che siamo laureati in Ingegneria sia che siamo laureati in Lettere sia che non siamo laurati in nulla. Però in negozio, chissà come mai, io ho stretto vera amicizia soltanto con laureati in Lettere. Deve esserci una spiegazione e magari questa spiegazione sta nella comune passione per i film francesi o la cucina cinese. Ma a Marco non piacciono i film francesi  e a Elisabetta non piace la cucina cinese.


18 commenti:

  1. Hai mai letto "Il Tao della Fisica"? Non ti spiega, ovviamente, il perché queste cose succedono, ma da quando l'ho letto a me sembrano normali e necessarie.

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    1. sono laureata in lettere ma avrei voluto studiare scienze geologiche e non mi piace scrivere anche se lo sto facendo. Vai d'accordo con i laureati in lettere perche sonoun tantino indeterminati? :))

      p.s.
      non so se davanti alla valigetta da cinquecento euro siamo tutti uguali.

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  2. Intanto avete una cosa in comune: corso di laurea in lettere (finito o meno), questo vorrà pur dire qualcosa, no? Secondo me vuol dire che ad un certo punto della vita avete avuto lo stesso desiderio, lo stesso impulso e , se mi permetti, le stesse speranze.
    Bellissima l'immagine della lavatrice, ora quando ti penserò sarai sempre in un vortice di detersivo e calzini.

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  3. @pierino 69
    No, non l'ho mai letto, però vedrò di rimediare. Grazie.

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  4. E se i laureati in lettere, quando non hanno la valigetta zeppa di euri a portata di mano e quindi non sono ancora uguali a te, fossero dei disagiati?
    L'hai pensato? E allora capita che vi troviate, che vi incontriate fisicamente e mentalmente, un po' come se foste al raduno delle 500 e vi presentaste lì, colla vostra macchinina rossa del '72, in cui ci si stava dentro bene, anche in 4. Spesso pure in 5, anche se un minimo disagiati.

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  5. La tua immaginetta del "raduno delle 500" mi ha fatto parecchio sorridere. E poi insisto a pensare che una valigetta da 500 euro lima qualisiasi peculiarità culturale e caratteriale. Avidi e materiali, siamo. Nessuno escluso.

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    1. "E poi insisto a pensare che una valigetta da 500 euro lima qualisiasi peculiarità culturale e caratteriale. Avidi e materiali, siamo. Nessuno escluso."

      Ne sei proprio sicuro, eh? Non riporterò alcuni fatti per non distruggere questa tua certezza. ;)

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    2. Beh, a questo punto sono curioso ;)

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  6. Beh, uno studente di Lettere o un laureato in Lettere ha, o dovrebbe avere, l'amore per i libri. E tu vendi libri, e hai amore per i libri...Questo spiega l'amicizia?

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    1. Secondo me, come ho scritto nel post, non la spiega o almeno la giustifica solo in parte.

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  7. Ti lancio una provocazione (da laureata in Lettere ;): e se nei laureati in lettere trovassi la tua stessa identica forma di narcisismo vezzoso e un po' infantile, nonchè intellettuale e patinato da quell'aria disagiata che ti/ci contraddistingue? quel mix di snobismo/elitismo/vittimismo che non si ammette manco sotto tortura, e che però è in rilievo in ogni aspetto del quotidiano e del modo di vivere l'esistenza? Scherzo, naturalmente. Però ti dico: io ho terminato l'università da non molto. E negli ultimi anni le conoscenze nuove erano sempre meno; ero arrivata a conoscere un po' tutti, da veterana, e ad avere solidi amici di diversissime facoltà Logico che tutti gli amici provenissero da facoltà umanistiche: le altre avevano proprio sede altrove. Però devo dire che se nei primi anni credevo che nel luogo-università avrei potuto conoscere chissà quali anime gemelle, in realtà mi resi conto sin da subito che invece le persone che come me si trovavano in quel posto mi causavano fortissime idiosincrasie: da quello che aveva velleità scrittorie che però c'aveva paura, alla maestrina, all'impegnato che "non sia mai parlare di televisione", al profondo che scriveva poesie che "nessuno mi capisce". Fondamentalmente li detestavo perchè in ognuno di loro c'era qualcosa di me che detestavo, prima su tutto proprio l'intima convinzione di essere una scrittrice nata ma-non-so-come-far-uscire-questo-straripante-talento. Quello che voglio dire è che evidentemente anche per me ha avuto vinta l'affinità elettiva con l'ambiente Lettere, se è vero che una delle persone a me più care in assoluto l'ho conosciuta lì e il rapporto si è coltivato esattamente dentro quegli spazi e quelle influenze. Ma, insomma, per quanto la suddetta persona sia presenza per me fondamentale, siamo nel numero di uno. Una sola persona. In nove anni. In termini statistici, cosa conta (il fatto che fosse di Lettere, intendo?). Non lo so. Io ad esempio non riesco mai a parlare di Letteratura, di libri, con gente con la mia stessa laurea. A volte ho pensato che dipendesse dal tipo di formazione ricevuta, da una parte, e dal livello di aspettativa così alto facilissimo da deludere dall'altra. Nel senso che, ad esempio, il mio insegnante di lett più importante, sosteneva che Nabokov con Lolita avesse scritto uno dei capolavori del Novecento, o che Manzoni ha scritto Il libro, e dunque io non riesco a tollerare che un laureato come me non abbia alle spalle come dire lo stesso canone che è arrivato in eredità a me. Per capirci, se a parlar male di Manzoni è mio fratello ingegnere, glielo perdono come nulla fosse. E poi la letteratura contemporanea. Argomento tabù. E poi ancora l'arte, e poi ancora i pregiudizi, la saccenza, l'arroganza del girare con in tasca le occasioni di montale convinti di aver capito la vita solo perchè un poeta ha letto i sentimenti sul fondo del tuo proprio cuore. Un certo disfattismo compiaciuto e, su tutto, l'aver cesellato incastonato e messo sul piedistallo l'ideale di uomo che soffre eternamente e per questo non si corrompe, e si staglia sullo sfondo della morale, salvo poi ritrovarsi la sera in un qualsiasi locale romano a smentire con la birra in mano e il sorriso ebete la valanga di ipocriti dettami che si erano professati in facoltà la mattina precedente. Come dire, manco la coerenza. Insomma, ripeto, boh. A me i laureati in Lettere fondamentalmente stanno in quel posto lì. Ma questo non vuol dire che esistano categorie "migliori", o maggiormente "scagionabili". Forse, semplicemente, non esiste alcuna categoria. E come dici te, esistono solamente le persone.
    L'ho fatta un po' lunga. Perdona(te)mi. :)
    Laura.

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    1. Cribbio, Laura... vabbè laureata in Lettere, ma... un punto e a capo, mai?
      ;-)

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  8. C'è una cosa. I laureati in lettere sono quasi del tutto insensibili alle materie scientifiche. Quasi sempre. I laureati in materie scientifiche invece hanno interessi che vanno dalla musica all'arte alla letteratura. Forse è una questione tipicamente italiana.

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    1. Mi piace molto ciò che scrive Al! :-)

      g

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    2. D'accordo con te, Alberto. E sinceramente non ho l'esperienza per sapere come vanno le cose fuori dal nostro paese.

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  9. Magari è solo un caso, che siano tutti laureati in lettere. Magari solo sfiga. O magari la libreria è un posto dove certe affinità (di quelle persone verso i libri) mettono a proprio agio. Ed è più facile avvicinarsi.
    E comunque sempre meglio che quelli che fanno Scienza della Comunicazione.
    :-)

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)