giovedì 29 marzo 2012

Donne e uomini

del Disagiato

Non credo a quella specie di massima che dice che un ambiente di sole donne è un ambiente dove ci sono tensioni e litigi. Tra uomini certe cose non succedono, si dice ancora, tra uomini basta parlare di calcio e tette e le tensioni scompaiono in un batter d’occhio. Poi c’è sempre uno stupido (e forse gli stupidi li ho incontrati solo io, sia chiaro) che se ne esce con questa frase: “A un uomo dai una Gazzetta dello sport e tutto è sistemato”. Ecco, ogni volta che sento questa frase mi viene una voglia irrefrenabile di dare un cazzotto in faccia. A chiunque. Io lavoro con quattro colleghe: tutte donne, quindi. Vado d’accordo con loro nello stesso modo in cui loro vanno d’accordo tra di loro, e scusate la cattiva prosa. Fingiamo di andare d’accordo, fingiamo che non ci siano tensioni, fingiamo tutto il giorno che in libreria ci sia armonia e distensione: loro fingono con me, io fingo con loro, Marzia finge con Alessandra, Sara finge con Marzia, Elisabetta con me e via dicendo. La finzione e l’indifferenza sono medicine o strumenti che io benedico tutti i giorni.

Io non credo a quella specie di massima che dice che là dove c’è indifferenza c’è cattiveria. Non preoccuparsi di quanto succede in Siria o in Sudan non è un atto d’indifferenza ma un atto di menefreghismo, che è ben diverso. Se Hitler avesse esercitato anche solo un poco l’indifferenza, forse le cose si sarebbero incastrate diversamente e non avremmo ora bisogno di cerimonie e giorni della memoria e treni per andare a far commemorazioni in quelli che erano campi di concentramento e post sui blog che parlano di queste commemorazioni e commenti e applausi e sentenze. Sarebbe stato tutto molto ma molto diverso.

Quindi, dicevo, in negozio non appena si allenta l’indifferenza scoppia la baruffa, si irrigidiscono i nervi, scappano le parole taglienti e le battute che guastano una giornata e talvolta un destino. Però, e lo dico solo per l’esperienza che mi ha condotto sin qui (ho avuto anche colleghi oltre che colleghe), che ci siano sole donne o soli uomini o donne e uomini, la situazione è sempre la stessa. Penso che là dove ci sono esseri umani l’armonia è cosa traballante e incerta. Se le donne sono più esplicite, gli uomini, forse, sono solo più silenziosi e pigri per muovere parola offensiva o insulto. Ecco, forse la differenza sta in questo mutismo che non significa, però, distensione.

La massima dovrebbe essere questa: un ambiente di soli esseri umani è un ambiente dove ci sono tensioni e litigi. Questo, naturalmente, a prescindere dal genere, dal numero e dallo spessore culturale e, diciamo, economico (quanto si è ricchi, intendo). Nel dicembre 1797 Jacopo Ortis scriveva al suo caro Lorenzo:
Nella Italia più culta, e in alcune città della Francia ho cercato ansiosamente il bel mondo ch’io sentiva magnificare con tanta enfasi: ma dappertutto ho trovato volgo di nobili, volgo di letterati, volgo di belle, e tutti sciocchi, bassi, maligni; tutti.
Tutti (già nel 1797). Anche in una libreria o in una zona residenziale vicino a un magnifico lago il problema sta negli esseri umani, nei loro tic, nei loro gesti e nella loro convivenza. E non importa che siano (siamo) maschi o femmine.

Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Matteo, 18,20). Ecco, la radice della questione non sta nel “riuniti nel mio nome”, ma nel “riuniti”. Lì incominciano i problemi. 

3 commenti:

  1. Caro Disagiato,

    leggendo i tuoi pensieri e riflessioni a me viene un sospetto: non sarà che la VITA sia per sua natura intessuta di situazioni da risolvere?

    E che se non ci fossero i "problemi" (ostacoli, difficoltà, urgenze, malattie) non sarebbe VITA?

    Non sarà che gli ostacoli ci vengano proposti per insegnarci come superarli e vivere con maggiore esperienza e consapevolezza, magari per essere pronti ad un ostacolo di maggiore impegno?

    E non sarà che quei problemi che per pigrizia non vogliamo risolvere ci vengano a cercare ancora ed ancora?

    Insomma, caro Disagiato, non sarà che una vita senza ostacoli non era proprio nei programmi del creatore?

    Marco

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  2. mmm Sì in linea di massima concordo con te. Poi ogni situazione lavorativa è a sè,cioè particolare. Io ho lavorato in un ambiente di soli uomini e in ambienti di sole donne e la differenza,ahimè,la noto eccome. Forse perchè,come dici tu, gli uomini son meno espansivi di noi donne.Ma non è che noi donne,ovunque,siam chiassose e litigiose assumendo toni acuti.No. Negli ambienti lavorativi dove ho lavorato le donne san essere subdole,scaltre,mutissime:preferiscono i fatti alle parole.E san essere di una cattiveria unica.Che tra uomini,sinceramente,finora,non ho riscontrato.Tra noi donne c'è rivalità,penso sia biologico. Non mi va di generalizzare eh,perchè le mie esperienze son quelle che sono: esperienze personali e particolari(nel senso che non sono generali).Concordo sul fatto che in qualsiasi ambiente lavorativo,per il semplice fatto di essere riuniti insieme,si creano inevitabili conflitti,piccoli o grandi che siano.E le soluzioni che si adottano variano.L'indifferenza è una tecnica che ho sperimentato in prima persona.Però era rivolta a me,e si inseriva in quella situazione che si può definire stalking leggero..Non è piacevole. Come non è piacevole esser bersaglio delle invidie e delle gelosie,specie se immotivate (io ero e rimango una insegnante precaria e le colleghe gelose eran invece di ruolo).Sì,qualsiasi ambiente di lavoro ha tensioni,conflitti ecc ecc.Ma quello delle donne lo si percepisce più nettamente.Non ritengo che tutti gli uomini si riducano a leggere la gazzetta,credo che sia un modo per dir che voi uomini siete,sotto certi punti di vista,molto più semplici di noi donne. Noi donne complichiamo anche quello che per natura è semplice,chiaro e preciso.Io la vedo così.Ma,ovviamente,lungi da me il generalizzare(infatti con alcune colleghe donne mi son trovata a mio agio anche senza esercitare l'indifferenza).

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  3. assolutamente d'accordo...
    mentre mi permetto di dissentire su tutti i fronti con la commentatrice Ele, che forse dovrebbe disincrostarsi da una notevole
    carica di stereotipi e domandarsi come si poneva lei in un ambiente di sole donne...spesso si vede quello che si pensa.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)