Nelle scorse ore Silvia Bencivelli, Marco Cattaneo e altri giornalisti scientifici hanno rivolto dieci domande a Giulio Golia e alla redazione delle Iene sul caso Stamina e sui servizi mandati in onda da Italia 1. I servizi, come magari già sapete, sponsorizzano Davide Vannoni e il suo Metodo con una condotta non proprio scientifica. Non sono uno scienziato, ma ritengo giusto far chiarezza sulla questione e mettere all’erta chi sta dall’altra parte dello schermo, cioè lo spettatore, che magari di strumenti intellettuali e scientifici (come me e molti altri) non ne ha. Come dice giustamente la Bencivelli: “Di certo, però, è rimasta la tv accesa a mostrarci pezzi di realtà e lacrime. E sono (ancora) convinta che chi ne detiene il telecomando abbia l’obbligo di interrogarsi, e di lasciarsi interrogare, su come ha scelto di usarlo”. Vorrei dire la mia. Secondo me le Iene e Giulio Golia sanno che Silvia Bencivelli, Marco Cattaneo e gli altri giornalisti scientifici hanno ragione. Le dieci domande, per loro, non sono che domande retoriche o domande che cadono direttamente nel vuoto. I servizi mandati in onda dalle Iene sono come il vino biodinamico, e cioè quel vino che unisce ai metodi dell’agricoltura biologia le influenze astrali: quando i pianeti si allineano il vino diventa buonissimo? ; la luna influenza l’uva così come influenza le maree?
Scusate l’accostamento, ma era solo per dire che chi compra il vino biodinamico lo fa per credere in qualcosa di, diciamo così, “spirituale”. Giusto così, capita. Io, se devo essere sincero, tutti i giorni mi tuffo nella mia privatissima dimensione spirituale per stare un po’ meglio, per allontanarmi dalle cose fastidiose della vita. Chi però commercializza il vino biodinamico lo fa non tanto perché crede alle forze degli influssi astrali o ad altre pazze pseudoscientifiche pratiche agricole, ma perché c’è qualcuno che quel vino lo compra. Fare vino biodinamico significa cercare e trovare un pubblico capace di spendere soldi per il vino biodinamico. Chi pensa e prepara i servizi per le Iene lo fa sapendo che nell’ ampio e variegato palinsesto televisivo c’è una fetta di pubblico disposto a intrattenersi in un determinato modo. Le domande poste ai politici per dimostrare la loro ignoranza non vengono poste per dimostrare l’inadeguatezza di quelle persone alla vita politica ("il parlamentare lo potrei fare anch'io”, borbottiamo davanti all'ignoranza dei deputati) ma perché la redazione delle Iene sa che a casa c’è molta gente che ha voglia di guardare l’inadeguatezza dei politici e per poter dire, finalmente, “il parlamentare lo potrei fare anch'io”. Se ci sono telespettatori c’è pubblicità da trasmettere, e quindi, ovviamente, soldi da guadagnare.
La battaglia da portare avanti non deve essere di tipo scientifico, o non solo. Secondo me le Iene sanno bene che i loro servizi non dicono la verità o tutta la verità, così come molti agricoltori sanno che il vino biodinamico è una bufala, una trovata commerciale. Sanno, però, che c’è un pubblico. Ed è a questo pubblico che bisognerebbe fare dieci o cento domande.