Questo è uno di quei post che non avrei mai voluto scrivere o, magari, che avrei voluto scrivere tra qualche mese o addirittura qualche anno. Ma il momento è giunto e mi sembra buona cosa, per me, informavi di quello che mi sta capitando. Dunque, la libreria chiuderà più o meno tra un paio di settimane. Qualche giorno fa ho firmato un documento che potrei sintetizzare con questa frase: Dal ricevimento della presente Lei dovrà considerarsi in preavviso contrattuale, per una durata pari a giorni 30. Insomma, licenziato. Il titolare ha lottato - così dice lui e non vedo perché non dovrei credergli - ma non ce l’ha fatta a tenere in vita un negozio che “non funziona più come prima”, e per "prima" intendo fino a quattro o cinque anni fa, quando vendevamo libri senza sudare. Al posto di questa libreria, tra queste stesse mura, ci hanno assicurato che non aprirà un’altra libreria. Ovviamente sono dispiaciuto per me, che rimango senza una fonte di guadagno, ma sono anche dispiaciuto per il negozio. Agli amici, clienti, parenti e conoscenti in queste ore sto dicendo la stessa cosa: era come fosse mia. Le ho voluto tanto bene, alla libreria, come ancora voglio tanto bene a tutte le librerie e a tutti i librai. Mi permetto di dire una cosa un po’ antipatica e ingiusta, e cioè che voglio più bene a quei librai che utilizzano, chi più chi meno, il loro tempo prezioso per descrivere l'affondamento e per raccontare quello che capita e si prova tra i libri, tra i clienti e – dai, lo dico – tra le cose che contribuiscono a fare la cultura. Anche se non sempre mi sono trovato d'accordo, li ringrazio per avermi imprestato la loro bussola nei miei non rari momenti di smarrimento.
Perché una libreria di un centro commerciale della Lombardia chiude? Il titolare, che è un imprenditore, dopo aver fatto i suoi conti avrà pensato che non gli conviene andare avanti. Il gioco non vale la candela, come si suol dire. Bene, la domanda si fa ancora più interessante: perché questa libreria non guadagna più come prima? Ma anche: perché moltissime librerie italiane stanno chiudendo? Le librerie, come già sapete, chiudono perché i canali per acquistare i libri si sono moltiplicati. E poi ci sono i libri non cartacei. Non solo in Italia ci sono pochi lettori, ma i lettori cosiddetti forti oggi acquistano via web. E poi, come dimenticarlo, c’è la crisi. I clienti non spendono come quattro o cinque anni fa, appunto. Forse il paragone non è dei più azzeccati, ma mi sembra che la stessa cosa sia capitata ai negozi di dischi: la musica ora la si va a prendere da altre parti. Ripeto, ammetto che il paragone non è dei più azzeccati, ma i negozi di dischi sono morti più o meno per gli stessi motivi. E io sono stato uno tra i boia, come negarlo. I tempi, quindi, sono cambiati e la libreria e i librai non sono più così necessari.
Perché una libreria di un centro commerciale della Lombardia chiude? Il titolare, che è un imprenditore, dopo aver fatto i suoi conti avrà pensato che non gli conviene andare avanti. Il gioco non vale la candela, come si suol dire. Bene, la domanda si fa ancora più interessante: perché questa libreria non guadagna più come prima? Ma anche: perché moltissime librerie italiane stanno chiudendo? Le librerie, come già sapete, chiudono perché i canali per acquistare i libri si sono moltiplicati. E poi ci sono i libri non cartacei. Non solo in Italia ci sono pochi lettori, ma i lettori cosiddetti forti oggi acquistano via web. E poi, come dimenticarlo, c’è la crisi. I clienti non spendono come quattro o cinque anni fa, appunto. Forse il paragone non è dei più azzeccati, ma mi sembra che la stessa cosa sia capitata ai negozi di dischi: la musica ora la si va a prendere da altre parti. Ripeto, ammetto che il paragone non è dei più azzeccati, ma i negozi di dischi sono morti più o meno per gli stessi motivi. E io sono stato uno tra i boia, come negarlo. I tempi, quindi, sono cambiati e la libreria e i librai non sono più così necessari.
Poi è successo che i librai non sono più riusciti a fare i librai. L’ho scritto, magari male, in questi anni. Io ho fatto il commesso, non il libraio. In negozio dovevo (dovevamo) badare all’apparenza – che è importante, ci mancherebbe – e sempre meno alla sostanza. Il tempo per convincere i clienti che ci stavano abbandonando che mettersi le scarpe, fare dei chilometri, parcheggiare ed entrare in libreria sono un'alternativa al comodo acquisto via web, non l’ho avuto. Organizzare la massa di libri che arrivavano, e ancora arrivano, ogni giorno, mi ha impedito di essere non dico un buon libraio – che quello, magari (magari), lo sono stato – ma di essere un ottimo libraio. E i librai dovrebbero sempre essere ottimi librai. Ho fallito, e sarei bugiardo se vi dicessi che l’ho capito solo ora. La colpa, se posso parlare di colpa, è ovviamente mia, ma anche delle case editrici che ci hanno tolto, letteralmente, la lucidità per ragionare, per fare e dire cose giuste e sensate. La colpa è poi del mio titolare, che non ha mai dato importanza alla competenza (a cosa può mai servire quando i clienti ci sono ugualmente?) e di conseguenza in questi anni ha assunto, anche se non sempre, librai volenterosi ma incompetenti, a volte in maniera agghiacciante. E i librai, per far “funzionare” una libreria, dovrebbero essere sempre librai competenti. La mia impressione è che siamo stati viziati. Per troppo tempo abbiamo incassato tanto denaro senza impiegare alcuna saggezza. E ora eccoci qui. Ora eccomi qui senza un lavoro e, soprattutto, senza una libreria dove poter fare un mestiere che mi piace davvero tanto. Sono stati, professionalmente parlando, anni belli e non potete immaginare il piacere che ho avuto nel raccontarli.