Ieri sera ho visto Don Jon, un film dell’anno scorso di Joseph Gordon-Levitt. Come ho già fatto in passato con altre pellicole, vi consiglio di guardarlo anche se il film non è dei migliori ed è, anzi, sporcato da difetti non trascurabili: è maschilista e i dialoghi sembrano scritti da un balordo. Però in questo film succede una cosa davvero strana e cioè che tutti questi difetti stanno solo nei primi trenta minuti, più o meno. Io volevo spegnere il lettore dvd, ma avevo come la sensazione che lo sceneggiatore (regista) facesse il ruffiano e lo stupido con una certa fretta per poter dire altro, per poter raggiungere il cuore del discorso, con un po’ più di calma e intelligenza (certi difetti, ma di altro genere, rimangono, lo ammetto). E a me, appunto, sembra che la seconda parte di Don Jon – ma forse anche prima della seconda parte – sia un altro discorso, manovrato da altri fili. Il film parla di pornografia e di sentimenti: anzi, meglio, parla della distanza tra la pornografia e la vita reale, e di come la prima agisca sulla seconda, o di come la seconda voglia farsi invadere prepotentemente dalla prima. Don Jon non ha nulla a che fare con lo splendido Shame di Steve McQueen – che fissa con sensibilità e perizia lo stesso problema - voi non vi masturbate mai davanti allo schermo del computer (e quindi la questione non vi riguarda), ma se avete un’ora e mezza a disposizione provate ugualmente a dargli una possibilità.