del Disagiato
Fino a cinque o sei anni fa le librerie non soffrivano
quella che oggi viene chiamata la crisi del libro, venuta a galla per, così si dice, diversi
motivi: decadenza culturale, più tempo speso in rete, acquisti fatti online
(perché i libri costano di meno e perché i libri arrivano direttamente a casa),
l’utilizzo di dispositivi più o meno adatti alla lettura che pian piano vanno
perfezionandosi, meno soldi da destinare alle librerie e altro ancora. Una volta, invece, era diverso, e da ex libraio
posso testimoniarlo. Insomma, si incassava di più perché le librerie erano “un
punto di riferimento” per i lettori forti e per i lettori occasionali. Oggi
questo punto di riferimento si sta sgretolando o si è già sgretolato, e non è detto che questo sia un
male per tutti. Però: quali libri vendevano i librai sei anni fa? quanti titoli uscivano dal
negozio quando le cose andavano a gonfie vele e ancora non si parlava di
decadenza culturale? I titoli venduti erano più o meno quelli che si vendono oggi
e che possiamo leggere nelle classifiche settimanali o mensili. La differenza
sta nel numero di copie. Il discorso di chi ama i libri e le librerie dovrebbe
tenere conto anche del fatto che qualche anno fa non c’era più cultura e non c’era
nemmeno più curiosità, ma c’era invece più gente che comprava, ad esempio,
libri di Fabio Volo, di Giorgio Faletti, di Dan Brown, di Bruno Vespa, di Ken
Follet, di Andrea Camilleri, scrittori che consideriamo di intrattenimento e che ancora oggi
vendono molto. Ma non più come una volta. Faccio questa riflessione per
sottolineare che la libreria anche qualche anno fa non era un luogo sacro, dove si faceva
cultura. La libreria, è vero, per mezzo dei librai poteva darci la possibilità
di conoscere autori defilati o sconosciuti (e questo non è poco, anzi), ma
i titoli che le permettevano di essere solida e ricca erano gli stessi che vengono
pubblicizzati oggi e che soddisfano le esigenze della maggior parte dei lettori
contemporanei. Solo, ripeto, che di copie dell’ultimo libro di Faletti se ne
vendevano tantissime. Oggi se ne vendono poche. In questo, secondo me, sta la
crisi delle librerie.