martedì 4 marzo 2014

Eravamo diversi?

del Disagiato

Fino a cinque o sei anni fa le librerie non soffrivano quella che oggi viene chiamata la crisi del libro, venuta a galla per, così si dice, diversi motivi: decadenza culturale, più tempo speso in rete, acquisti fatti online (perché i libri costano di meno e perché i libri arrivano direttamente a casa), l’utilizzo di dispositivi più o meno adatti alla lettura che pian piano vanno perfezionandosi, meno soldi da destinare alle librerie e altro ancora. Una  volta, invece, era diverso, e da ex libraio posso testimoniarlo. Insomma, si incassava di più perché le librerie erano “un punto di riferimento” per i lettori forti e per i lettori occasionali. Oggi questo punto di riferimento si sta sgretolando o si è già sgretolato, e non è detto che questo sia un male per tutti. Però: quali libri vendevano i librai sei anni fa? quanti titoli uscivano dal negozio quando le cose andavano a gonfie vele e ancora non si parlava di decadenza culturale? I titoli venduti erano più o meno quelli che si vendono oggi e che possiamo leggere nelle classifiche settimanali o mensili. La differenza sta nel numero di copie. Il discorso di chi ama i libri e le librerie dovrebbe tenere conto anche del fatto che qualche anno fa non c’era più cultura e non c’era nemmeno più curiosità, ma c’era invece più gente che comprava, ad esempio, libri di Fabio Volo, di Giorgio Faletti, di Dan Brown, di Bruno Vespa, di Ken Follet, di Andrea Camilleri, scrittori che consideriamo di intrattenimento e che ancora oggi vendono molto. Ma non più come una volta. Faccio questa riflessione per sottolineare che la libreria anche qualche anno fa non era un luogo sacro, dove si faceva cultura. La libreria, è vero, per mezzo dei librai poteva darci la possibilità di conoscere autori defilati o sconosciuti (e questo non è poco, anzi), ma i titoli che le permettevano di essere solida e ricca erano gli stessi che vengono pubblicizzati oggi e che soddisfano le esigenze della maggior parte dei lettori contemporanei. Solo, ripeto, che di copie dell’ultimo libro di Faletti se ne vendevano tantissime. Oggi se ne vendono poche. In questo, secondo me, sta la crisi delle librerie.