del Disagiato
Ci sono due cose che non ho mai capito della campagna
elettorale fatta da Renzi qualche mese fa, per le primarie. Non ho capito
l’arroganza inserita nel concetto espresso dalla parola "rottamazione". Renzi
diceva di voler sostituire il nuovo con il vecchio. Ci vuole gente giovane, con
idee nuove e mente lucida (cioè lui), sosteneva su un palco, davanti ad uno
schermo gigante, di fronte al suo pubblico. Ogni volta che leggevo la parola rottamazione o che sentivo parlare Renzi o i renziani di rottamazione, io mi
chiedevo che fine avrebbe fatto il vecchio, l’usato, il poco lucido. Va bene,
entrano in scena i giovani, quelli che hanno idee nuove e sanno come ora vanno le cose: ma a discapito di chi? Che fine fa il passato? Non vogliamo preoccuparci
anche di chi andiamo a sostituire? L’altra cosa
che non ho capito di questa sua campagna elettorale è lo schermo. Anche voi vi
sarete accorti che ogni nuovo argomento toccato da Renzi era affiancato da un
filmato: vogliamo parlare di questa vecchia classe dirigente che pretende di
risolvere i problemi del nostro paese? Bene, prima di parlarne vi mostro un bel
filmato, diceva lui. E a seguire, sullo schermo, appariva Topolino
concentrato ad ordinare la sua stanza con la bacchetta magica. Vogliamo parlare
di corruzione? E via, allora, con un bel filmato in cui Antonio Albanese imita
un mafioso. Vogliamo parlare dei cittadini che non vogliono più stare in Italia? Prima,
però, uno spezzone in cui il personaggio interpretato da Fabio Volo rifiuta la
sua carta d’identità, la sua cittadinanza. Questi erano solo filmati
introduttivi, niente di più. E invece, secondo me, sono qualcosa di più.
L’altra sera, mentre guardavo Berlusconi in televisione, pensavo
a quanto, da uno a dieci, io avessi ragione. Va bene, Berlusconi è un
piazzista, ma io, che ho sempre dato il mio voto ai partiti di sinistra e che dal 1994 detesto l’idea che ha di
mondo Berlusconi (le veline, l’ottimismo privo di senso, la sua televisione e
via dicendo), quanto ho ragione? Da uno a dieci, dico. Nove? Otto? Per non essere
presuntuoso, sette? Sì, facciamo sette. E lo so che è un esercizio assai stupido
misurare in questo modo la forza della ragione ma davanti a Berlusconi mi
capita spesso di guardare e giudicare quello che io ho da dare a voi e a tutta la nostra società. Anzi, la sinistra italiana, che è la parte che mi rappresenta, cosa ha
da dare al mio paese? Ci sono tante sinistre in Italia, è vero: Vendola e
Bersani. E poi Renzi. E se Renzi le primarie le ha perse, non significa che non
abbia da dare qualcosa al suo partito e a noi. E questo qualcosa è un certo
modo (ovvio che non solo Berlusconi ce l'ha) di intendere il mondo; un certo modo, più che altro, di interpretare il
mondo. E come lo intende lo ha già dimostrato con i suoi filmati introduttivi,
durante la campagna elettorale, parecchie settimane fa, quando diceva che
Bersani appartiene a una società che non c’è più: una società nella quale la
realtà non la si interpretava e giudicava per mezzo di Topolino o Antonio
Albanese o Fabio Volo. Una realtà noiosa, quindi. Non al passo con i tempi. Come
una macchina fotografica vecchia.
Alessandro Baricco è un sostenitore di Renzi e come Renzi
sostiene che il cinema, la televisione, il calcio e la moda sono strumenti per
giudicare e per capire. Baricco l’ha scritto e sostenuto anni fa su Repubblica
(articoli che poi hanno composto il libro I barbari) e l’ha confermato
recentemente in un’intervista (ne ho già parlato qualche giorno fa, perdonatemi
la fissazione). “Non esiste né il colto né il popolare. Esistono bello e
brutto”, dice. Kate Moss serve per spiegare il gusto collettivo, e ascoltare
Proust è come vedere Messi a giocare a pallone. Questa è la cultura secondo
Baricco, che è l’intellettuale di riferimento di Renzi, che è il politico che
sta dando voce alla nuova sinistra. Ma la cultura pop, e cioè questo polpettone in cui alto e
basso si mescolano, ha forse qualcosa di sbagliato? Sostenendo che i dispiaceri o gli
ostacoli della vita possono essere affrontati anche per mezzo di Kate Moss, la
nostra ragione, di fronte alle balle di Silvio Berlusconi, precipita dalla
sufficienza all'insufficienza?
Un grosso problema delle librerie è la mancanza
di spazio. Tutti i giorni arriva un numero spropositato di "nuove uscite" anche perché la
televisione, il cinema, la moda, la musica e lo sport quotidianamente creano un
argomento, un personaggio, un fenomeno da sfruttare e commercializzare. E le
case editrici, infatti, non perdono l’occasione per sfruttare e
commercializzare. Nel suo breve saggio “Ricordi di libreria” (Bookshop
Memories, 1936) George Orwell scriveva: "Quella del libraio è una vita
malsana. Di regola una libreria è tremendamente fredda in inverno, se è troppo
calda, l’umidità appanna le vetrine, e un libraio vive sulla vetrina. Inoltre i
libri producono maggior polvere e più velenosa di qualsiasi altro oggetto che
sia stato finora inventato. Infine le mosche hanno la spiccata tendenza ad
andare a morire sul taglio superiore dei libri”. A parte il fatto che ora la maggior
parte delle librerie sono calde d’inverno e fresche d’estate, io la polvere non
la vedo più, e neppure le mosche morte. La polvere non fa in tempo a formarsi o
a depositarsi per mancanza di tempo: i volumi vengono sostituiti e resi quasi
subito. La maggior parte dei libri che arrivano in negozio sono il
prolungamento di qualcosa che è accaduto in tv. Questo non per forza deve essere un male. Però
questo qualcosa scade subito, lascia il posto ad altro di nuovo e fresco, che
molto presto, ancora, lascerà il posto ad altro di nuovo e fresco.
Mi chiedo solo: come posso pensare a una libreria di
qualità, quando il mondo, lì fuori, non ha nessuna di queste qualità? Come
posso pretendere una buona condotta dalle case editrici, quando l’intellettuale
di riferimento, o uno degli intellettuali di riferimento, della sinistra
italiana sostiene che la cultura bassa (che scade, che viene consumata, che
sparisce in brevissimo tempo) non esiste come non esiste la cultura alta (che
rimane, che dà forza al passato e alla tradizione)? Davanti alla faccia di Silvio Berlusconi, io mi sento di avere ragione solo se continuo a
pensare, ad esempio, che è proprio un peccato che gli scaffali dedicati ai
libri di poesia stiano letteralmente scomparendo. Ho ragione, più che altro, se continuo a
sostenere che la buona poesia, non contaminata da altro, è uno strumento per comprendere noi stessi; un efficace strumento per capire che spesso quello che capita dentro di
noi non combacia con quello che sta fuori di noi (tutta la letteratura, forse,
parla di questo).
"Le facce dei servi sempre preavvertono dell’umore dei
padroni", scriveva Leonardo Sciascia nel suo Il contesto. Le nostre facce
preavvertono dell’umore di padroni nuovi, che nulla hanno a che fare con Silvio
Berlusconi e la sua corte. È una sensazione che ho da non molto, stando con voi e, questo il brutto, stando tra i libri. Libri che, secondo me, dovrebbero proteggerci e allontanarci dalle cose che stanno fuori dalla nostra stanza, dalla mia libreria.
Pensare che Baricco pareva così saggio in gioventù, poi, com'è come non è, si è fatto rapire dalla fama e dal successo e ha sbroccato pure lui.
RispondiEliminaPensi Renzi sarebbe stato in grado di smitizzare (più difficile che rottamare)Berlusconi meglio di Bersani?
Non lo so. So solo che a Berlusconi Renzi piace molto.
RispondiEliminaHai riassunto brevemente il motivo per cui non frequento volentieri le librerie. A meno di essere interessati all'ultima novità, pensare di trovare un libro uscito anche solo uno o due anni prima è difficile. Per le ragioni che illustri, alle librerie non è possibile fare un filtro sui libri, che a insindacabile giudizio del librario, sono di qualità.
RispondiEliminaPer quel che riguarda la poesia, difficile che si "consumi" la poesia, se non si parla di poesia. Si "consuma" quello di cui si parla, si parla di quello che si "consuma".
In questa prospettiva le librerie da sole non possono essere la soluzione, ma solo una tessera di un puzzle più grande.
Secondo me nei confronti della poesia non manca il tempo, ma la calma necessaria per affrontare i versi, e dei buoni argini che fermino le migliaia di altre proposte che ci assediano ogni giorno. E non solo la poesia ma anche certi classici hanno bisogno di un lettore fermo e concentrato.
RispondiEliminaQuesto tuo post porta i miei pensieri molto lontano. (E magari quello che sto per scrivere non c'entra molto con il tuo post...)
RispondiEliminaA me personalmente fa pensare al mio ambito, quello della ricerca, dove sta sparendo la "ricerca di base", e quella "a lungo termine". Tutto si concentra sull'immediato: l'università deve servire alle aziende, se no non serve a niente. E siccome in Italia non ci sono tante aziende che si servono delle università, allora smantelliamo l'università. E le poche aziende che fanno ancora ricerca, ne hanno ORA, subito! Hanno bisogno di quella "ricerca" che gli farà far soldi al più tardi l'anno prossimo, perché tra 2 anni mica lo sanno se saranno ancora in piedi.
E nel resto della società: lo spread e le borse salgono o scendono, e noi andiamo dietro a questi movimenti convulsi. La TV, i giornali, hanno sempre bisogno di qualcosa di nuovo, perché il nuovo diventa vecchio nel giro di pochissimo. Guarda quanti nuovi modelli di "smartphone" ci sono sul mercato: ne escono centinaia e centinaia l'anno e diventano "vecchi" e "superati" nel giro di pochissimo: il telefonino usa e getta.
Il mondo accellera, e non c'è tempo per pensare: bisogna reagire! Chi si ferma (a pensare) è perduto. Sta succedendo ai tui libri la stessa cosa che sta succedendo a tutto il resto della nostra società. Veloci, veloci, sempre più veloci, finiremo per consumarci tutti come "candele nel vento". E in questo bailamme, è difficile programmare, progettare un futuro. E' difficile distinguere l'alto dal basso, quello che resterà da quello che sparirà. Baricco implicitamente ci dice: "Meglio consumare Kate Moss e Fabio Volo ora, che perdere tempo a cercare il Dostoevskij del futuro." Baricco interpreta il nostro tempo.
Il tuo discorso c'entra. Certe cose non capitano solo in libreria, ci mancherebbe.
RispondiEliminaChe grande post che hai scritto oggi.
RispondiEliminaGrazie ;)
RispondiEliminaBellissimo Post! Come sempre scrivi benissimo. In questo caso l'argomento è qualcosa su cui rimugino spesso ma che non sarei mai riuscito a esprimere così bene.
RispondiEliminaGrazie.
Tommaso
RispondiElimina“Non esiste né il colto né il popolare. Esistono bello e brutto”. Questo è un'ottima sintesi di cosa dovrebbe essere la cultura. Non accademia, tradizione e contegno, ma la capacità di rappresentare qualcosa, sia esso bello o brutto.
C'era gente che sul proprio blog scriveva post arrabbiatissimi quando a Parigi gli impressionisti esponevano al Salon des Refusés, ed erano gli stessi che dicevano che le Demoiselles d'Avignon erano brutte.
Si dirà: "Ohibò, che paragoni fai! ma quella è grande arte, questo è ciarpame".
Il ciarpame c'era allora e c'è oggi. Picasso viveva in mezzo a bohemien che tante volte non sono diventati nessuno, perché non erano nessuno. Eppure lui ha usato i loro stessi canali d'espressione, per veicolare qualcosa che non era affatto ciarpame ma veniva percepito come tale solo perché non arrivava servito come si presupponeva che dovesse.
E adesso ricominciamo. La tradizione e il noto, la sicurezza e il rassicurante non sembrano avere avversari.
Per quanto riguarda Renzi, semplicemente non è Berlusconi. Se il fantasma di Berlusconi (che fortuna che sia ancora vivo!) porta a scappare da tutto quello che ad un'occhiata superficiale potrebbe ricordarne alcuni tratti, non metteremo mai il naso fuori dalla porta di casa. Renzi farà anche schifo, ma il giorno che arriverà qualcuno di buono e utile che non sia l'ennesima copia di una tradizione politica già morta e sepolta, non ce ne accorgeremo nemmeno, soprattutto se ci nascondiamo dietro un libro.
Uqbal
PS: a me Baricco romanziere nemmeno piace...dopo un po' m'annoia tutto quel rutilare compiaciuto...
Ecco, io avrei detto le stesse cose, ma mettendo l'accento sul passato e sul futuro. Due dimensioni temporali parecchio trascurate, di questi tempi. Per capire il mondo vanno benissimo Topolino, Kate Moss, Fabio Volo e anche le 50 sfumature di cose varie, nessuno lo può negare. Il problema è quando assieme a queste cose non c'è altro, quando la riflessione è solo sul presente, quando non c'è nessun pensiero sul passato, sul futuro e sulle cose possibili. Di solo "nuovo" e "presente" si muore, come si muore di solo "passato" o di solo "futuro". Tutte cose che la letteratura ha già detto infinite volte.
RispondiEliminaBravo Disagiato.
Quando l’economia si ferma l’unico modo per riattivarla è ristabilire ordine ed equità
RispondiEliminaper quanto riguarda le Istituzioni dovrebbero emanare con urgenza una sospensiva delle tasse
per tutte le piccole e medie Imprese che avanzano pagamenti dalle Istituzioni.
e obbligare le Banche ad anticipare il credito che hanno verso le Istituzioni
Esse dovrebbero fare da garante e addossarsi eventuali interessi passivi
Solo cosi potremmo riattivare i posti di lavoro e sperare in una ripresa della nostra Economia
Aiutando le piccole e medie Industrie uniche (vere) colonne portanti della nostra Economia
Potremmo dar vita ad un nuovo boom economico. UTOPIA?
Questi signori non lo faranno mai dato che l’onestà non sanno cosa sia
Il Parlamento? per loro Serve solo per fare leggi da usare a loro uso e consumo e /a cancellare tutto ciò che è a favore del popolo e del mondo del lavoro
abolendone tutti gli articoli.
Le Leggi esistenti se venissero applicate andrebbero bene cosi come sono scritte
I tagli indispensabili da fare ? Tutta la classe politica.
Sostituendoli con esperti assunti con contratti a scadenza e coperti dà clausola risarcitoria su eventuali danni dà mala amministrazione.
Cosi col tempo potremmo risanare i danni accumulati in 64 anni
Da Governi Amministrati da sciacalli di tutti i colori.
Giovani svegliatevi. (con i partiti ? solo chiacchiere e tanta miseria)
È giunta l’ora di far valere la sovranità del Popolo. VITTORIO