Riporto un brano del libro-intervista Un millimetro in là di Marino Sinibaldi, che sto leggendo in questi giorni, perché mi ha fatto ripensare al romanzo di Aldous Huxley, Mondo nuovo, e a quello che un personaggio, il Governatore del Nuovo Mondo, dice a proposito della nostra felicità e infelicità: tra il desiderio e il suo soddisfacimento ci stanno i sentimenti. E per tenere a bada i sentimenti dei cittadini il Governo deve ridurre questo spazio, fino ad annullarlo: “Giovani fortunati! Non è stata risparmiata alcuna fatica per rendere le vostre vite facili dal punto di vista emotivo; per preservarvi, nei limiti del possibile, dal provare qualunque tipo di emozione”, dice il governatore. Pubblico qui le parole di Sinibaldi non tanto per dire che è meglio andare in libreria o in un negozio di dischi piuttosto che acquistare un libro o un disco in rete, ma per ricordare a me stesso che la lettura e l’ascolto, un tempo, cominciavano già prima dell'atto, andando in una libreria o in un negozio di dischi. E questo, forse, ha a che fare con l’educazione alla fatica, alla responsabilità e alla consapevolezza.
La prima volta che sono entrato in Amazon … ho cominciato a cercare con la generica chiave “racconti” ed è uscito di tutto, dai testi di esordenti o sconosciuti fino alle raccolte degli scrittori più celebri: i racconti di Čechov, di Mark Twain, di Conan Doyle, di Virginia Woolf. E tutto costava pochissimo. Amazon aveva ovviamente già tutti i miei dati e quindi ho cominciato a ordinare nevroticamente. Ecco un’esperienza concreta dell’intreccio di gratuità (o quasi), povertà (non tutte le edizioni erano ineccepibili), velocità (bastava premere il tasto invio e il libro era qui). Ecco anche una sorta di irresponsabilità: avevo comprato almeno cinque raccolte di racconti e non avevo speso neanche 15 euro, credo. Capisci come tutto questo genera un elemento di nevrotica felicità, quasi una consumistica sindrome di Tourette: stai lì, clicchi nervosamente, prendi. L’esperienza per certi aspetti somigliava a quella che facevo da ragazzo entrando in quei Remainder dove c’era di tutto e costava abbastanza poco. Lì però sfogliavo, soppesavo, sceglievo, confrontavo. C’era comunque un dato fisico, compreso il pensiero di dove mettere i libri, come trasportarli, come riempire lo scaffale: tutti elementi di materialità che generano una specie di responsabilità, o anche solo di misura e sobrietà. Oggi invece lo scenario è una serie di prodotti gratuiti, poveri, leggeri, veloci, senza prezzo, peso e responsabilità. Puoi aprire cento siti di quotidiani, leggere vagoni di libri, visitare mille musei, ascoltare tutta la musica che vuoi senza che tutto questo comporti un qualunque movimento, uno spostamento o una spesa.