Domenica sera Fabio Fazio ha chiesto al motociclista Jorge Lorenzo da cosa si capisce se uno è un grande pilota. Lorenzo ha dato questa risposta: dai risultati. Fazio, che si aspettava parole più profonde, a questo punto ha riso e poi ha detto: “i risultati dopo, ma prima?”. Ma prima, da cosa possiamo vedere se uno è un grande pilota? E allora Lorenzo ha detto: dal tempo per giro. Fazio domenica sera non ha preso in considerazione neppure questa risposta e ha dato un’altra possibilità a Lorenzo che, un pochino impacciato, si è inventato qualcosa, tipo che un pilota lo si vede dalla sua tecnica buona che potrà migliorare in futuro e via dicendo. Insomma, la domanda non ha avuto la risposta che si meritava il programma. Qualche settimana fa, quando Agassi ha detto, sempre in quello studio televisivo, che “noi mangiamo quello che uccidiamo”, Fazio stava svenendo per quella bellissima frase e io, a casa, mi sono emozionato tantissimo: perché con “noi mangiamo quello che uccidiamo” il tennista intendeva dire che il suo successo e la sua ricchezza (i nostri successi e le nostre ricchezze) sono arrivati dopo aver fatto del male a se stesso e agli altri. Come cacciatori, come predatori, noi, uomini di questo mondo, mangiamo quello che uccidiamo: frase apocalittica, profonda, metaforica. Dire invece che un pilota lo si giudica dalle sue vittorie non è metafora di niente. Vorrebbe dire che un giocatore lo si giudica dai particolari e non dalla fantasia, dal coraggio e dall’altruismo. Sarebbe come ammettere che se io nella vita ho concluso poco (disoccupato, non ricco e sconosciuto), forse è colpa mia. Sarebbe come ammettere che se il mio amico, dopo anni di creatività ed emozioni, suona ancora nei localini tristi di periferia, forse è perché le sue canzoni non sono proprio il massimo; se il mio amico ristoratore fatica ad arrivare a fine mese, forse c’è qualcosa che non funziona in cucina o nella sua gestione o in chissà cos'altro. Ma noi preferiamo pensare che la colpa è degli altri, sempre, che la spiegazione delle nostre vite non può essere così semplice e che, quindi, un pilota non lo si deve giudicare dai risultati o dai tempi. Preferiamo cercare, come ha fatto per noi Fabio Fazio, una risposta metaforica, una frase profonda che ci scagioni, che ci assolva.