sabato 4 febbraio 2012

i badanti

di lo Scorfano


Scuole chiuse per neve. Anzi no. Aperte ma senza professori. Anzi no. Aperte, con i docenti in classe, ma senza lezioni. E chi non andrà sarà giustificato.
Io ci ho pensato per ventiquattro ore, ma giuro che non riesco comunque a capacitarmene. E sto parlando dell'ordinanza del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che aveva chiuso le scuole per due giorni (causa neve) ma contemporaneamente le aveva tenute aperte, con gli insegnanti che dovevano andare a scuola a non fare lezione.

(Poi, nel frattempo, è cambiato tutto e ieri pomeriggio le scuole sono state chiuse davvero: meglio così, secondo me, ma la sostanza e le implicazioni - con relative dichiarazioni - del provvedimento iniziale, e quindi della mia costernazione, non cambiano.)

E ho provato anche a dirmi che devo essere paziente, perché è una questione di ordine pubblico e non di altro. E ho anche provato a dirmi che qui, Lombardia prealpina orientale, non siamo mica così più furbi, anzi: perché anche qui è nevicato in abbondanza e giovedì raggiungere la scuola è stato un grosso problema per tutti (soprattutto qui, sul lago, dove ci sono tanti piccoli paesi, tante frazioni e una scuola unica in un unico paese, non sempre vicino a tutti gli altri; e soprattutto perché i pullman, che portano gran parte dei ragazzi a scuola, non si sono nemmeno visti): soltanto che noi abbiamo... anzi: i nostri governanti lombardissimi hanno questa ossessione di essere sempre i primi della classe, quelli che lavorano tanto e di più, e le scuole sono rimaste aperte, anche se gli alunni erano mediamente sette o otto per classe e scivolavano sui marciapiedi gelati del cortile e per fortuna nessuno si è fatto male e gli insegnanti (tra cui anch'io) sono arrivati con un'ora di ritardo, quasi tutti. Ma le ossessioni, è noto, sono più persistenti delle neve ghiacciata. 


E però almeno le scuole erano aperte, e si sapeva. E quando ci si trova, da insegnante, in una classe con sette o otto ragazzi, non è che si pretende di fare una lezione normale, è ovvio. Si interrogano i volontari, se ce ne sono. Altrimenti si fa un po' di attività di recupero, con i più piccoli, o si parla un po' di libri e di film, con i più grandi, sfruttando l'occasione per allargare un po' gli orizzonti della quotidianità. Cioè non si fa lezione, ma in realtà si fa lezione, eccome. Ed è ovvio e ragionevole che sia così.

Mentre, a mio parere, non era per niente ragionevole l'ordinanza che dice che la scuola è aperta ma è chiusa. E cioè, in parole povere (perché questo era il senso dell'ordine pubblico, alla fin fine), che se avevate bisogno di parcheggiare i vostri figli in un luogo dove non morissero di freddo e qualcuno li potesse guardare, c'erano dei «badanti» pronti ad aspettarvi nelle aule delle scuole. I quali badanti non avrebbero insegnato niente (erano tenuti, obbligati, a non insegnare niente) ma, ve lo assicuravano, li avrebbero accuditi a dovere.

Che poi, me lo immagino, i colleghi di Roma avranno fatto (ieri) esattamente quello che ho fatto io giovedì: e cioè un po' di recupero, qualche discorso su qualche libro, qualche interrogazione su base volontaria. Ma non è questo il punto. Il punto è che loro erano tenuti, obbligati, a non fare lezione. Cioè a non fare il loro mestiere. O meglio a fare il mestiere dei badanti per coloro che non potevano stare a casa: ed è questo di cui non posso e non voglio capacitarmi. Perché chi scrive e poi diffonde e approva un'ordinanza del genere (e cioè il sindaco), evidentemente pensa che io sia esattamente quello: un badante, non altro. E che il mio mestiere sia innanzitutto quello. Non insegnare, ma badare.

Insomma, mi sono offeso, abbiate pazienza; mi sono offeso anche se poi le scuole sono state chiuse davvero, non m'importa. E se un po' capisco le parole della presidente dell'Unione genitori, «Dovremo pur organizzarci, capire se ci sarà qualcuno che vigilerà sui nostri figli» (anche se...), non posso per niente accettare quelle dell’assessore capitolino alla scuola (scuola) Gianluigi De Palo: «Ripeto: oggi e domani scuole aperte. Solo le lezioni sono sospese, chi vuole andare vada. Chi crede sia meglio non andare per problemi legati al maltempo non dovrà portare giustificazioni». Solo le lezioni un paio di palle di neve, signor De Palo.

17 commenti:

  1. (non ho parole. E, credimi, non succede spesso)

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  2. Piccola testimonianza locale: il liceo dove insegno era aperto, con insegnanti e collaboratori ma zero studenti, come d'altra parte prevedibile dopo l'ordinanza; la scuola elementare vicina era invece chiusa.

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  3. Io sono stata con cinque studenti di quinta ad abbozzare gli schemi delle tesine, con altrettanti di quarta che avevano domande su quello che sto facendo, e con due di prima a cui ho mostrato i dettagli di un progetto a cui stanno lavorando i più grandi. Ma, per carità, non chiamiamola attività didattica.
    Ah. Ovviamente ho portato i figli a scuola, altrimenti non avrei saputo dove lasciarli. Il piccolo ha commentato che la scuola, ieri, era molto noiosa.

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  4. Posto che ribadisco il concetto iniziale: se per questa poca (sì, poca, dove ho vissuto io per svariato tempo questa era poca) neve si deve chiudere tutto, allora a Berlino non vanno a scuola per tre mesi all'anno, la cosa più folle di tutte mi pare che poi, dopo aver fatto tutto 'sto casino, Roma si sia trovata paralizzata esattamente come le altre città un anno fa. Niente sale, niente mezzi, e gente che ci ha messo tre ore per tornare a casa. Bah.

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  5. Io ribadisco che qui abbiamo fatto fatica. La pendenza delle strade, sul lago, è improponibile di suo. Con l'aggiunta della neve, io a piedi (due chilometri) ho rischiato più volte di scapicollare giù.

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  6. Ma infatti il problema non è la nostra fatica singola, ma l'imperizia dell'Italia tutta, chi più chi meno. Berlino è costruita tutto sui Bergen, tanto per dire, la pendenza non è proprio lieve. Io so che quando vivevo a Cambridge la neve l'ho vista nei termini di 50 cm (nei parchi!) da novembre a marzo. Ma, appunto, nei parchi. Le strade erano monitorare costantemente. E tutti si muovevano con cautela ma senza problemi.

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  7. E se invece banalmente si voleva evitare che qualche docente idiota facesse lezione su argomenti del programma per metterli in programma (come successe a me una volta in situazione analoga)?

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  8. Diciamo che un idiozia del genere è tale che ci si immagina che quel docente possa fare normalmente di assai peggio. Ma comunque io non credo che fosse quello lo scopo.

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  9. Posso correggerti? Se gli scrivi un par de' palle, l'assessore ti capisce meglio.

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    1. Sul romanesco sono, in effetti, debolissimo. Grazie della correzione ;)

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  10. non potrei essere più d'accordo, Scorf.
    qui in Piemonte è successo lunedì: a Torino tutto chiuso, i comuni limitrofi hanno fatto a proprio piacimento, la Provincia ha detto "scuole superiori aperte".
    Morale: sui corsi si circolava abbastanza, ma il piazzale della scuola era praticamente inagibile e molti colleghi ci si sono impantanati con l'auto. Io avevo 9 alunni in una classe (e ho fatto 2 ottime ore di recupero), nell'altra solo una, che - giustamente - ha chiamato a casa e si è fatta venire a prendere.

    Di solito da casa a scuola ci metto 15/20 minuti, quel giorno, per essere a scuola alle 8, sono uscita di casa poco dopo le 7. che mi usino come "badante", dato lo sbattimento, no grazie.

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  11. Azzardo una interpretazione mia personale, se volete del tutto arbitraria: pensavano di far brutta figura facendo chiudere le scuole (o forse rischiavano qualche intoppo burocratico, chissà), ma non erano in condizione di tenerle aperte. E quindi si sono abbarbicati in una di quelle forme di compromesso burocratico che sembrano intelligenti solo finché non lasciano la scrivania del capoccia di turno.

    Però sono tentato di vederla in un altro, più semplice modo: la stupidità non ha bisogno di spiegazioni. Esiste, punto.

    Uqbal

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  12. Consolati, qui a S. Donato Milanese, con le strade completamente sgombre (incredibile, ma vero) e nessun altra precipitazione prevista, il sindaco ha chiuse le scuole venerdì. I genitori lo hanno saputo alle 16.30 del giovedì.
    Ci vuole tanta pazienza, ma tanta tanta...
    ilcomizietto

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  13. A Roma nel 1985 successe uguale uguale. Hanno avuto 25 anni per dimostrare di saper fare meglio: occasione sprecata.
    Ne riparleremo, a Dio piacendo, tra altri 25 anni...

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  14. Caro collega Scorfano,
    hai dato voce alla mia identica costernazione al sentirmi dare del "custode" o del "vigilante del parcheggio".Ormai la percezione che si ha della scuola,purtroppo è proprio quella di un asilo che accolga e badi,non di un luogo in cui preparati professionisti divulghino cultura ed educazione...Grazie.
    Ory

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  15. caro scorfano, io più che offesa mi sono sentita umiliata, per il semplice fatto che nella mia città i genitori hanno protestato per la chiusura delle scuole, non tanto per il fatto che non si fa scuola (cioè i figli perdono ore di lezione), quanto perchè non sanno a chi lasciare i prorpi pargoli e sono "costretti ad arrabattarsi". premetto che sono genitori relativamente giovani (30 40 anni) con nonni mediamente capaci (lo raccontano i nipoti a scuola!) e, visto che non hanno nessuno a cui lasciare i figli, penso che entrambi lavorino (e percepiscani stipendio). vorrei far presente che, oltre ai nonni, ci sono anche tante ragazze, universitarie e non, che per arrotondare la "paghetta" sono disposte a fare le baby sitter (io ne ho avuta una finchè le mie figlie non hanno compiuto 12 anni...). è ora di farsela finita a considerare la scuola un parcheggio gratuito per i propri figli e le maestre come delle baby sitter!

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  16. sono d'accordo: umiliato e offeso come insegnante da politicanti e genitori per i quali l'unico nostro ruol e di badanti dei loro figli.
    Perchè devono stare a casa pagati?, dicono.
    Bene, io la soluzione l'avrei: se la scuola è chiusa per neve, le ore di lezione saltate potranno essere recuperate in altri momenti dell'anno per attività di recupero, formazione-aggiornamento, o qualsiasi cosa abbia a che fare con la professione docente. Che non prevede il ruolo di parcheggiatori per figli che non si sa dove mettere.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)