lunedì 23 maggio 2011

la soddisfazione del ripetente

di lo Scorfano

Roberto è stato bocciato l’anno scorso, in quarta liceo scientifico, e quindi adesso, che è maggio, ha quasi finito di ripetere l’anno: mi ha detto che sarà promosso, ma avrà di nuovo un paio di insufficienze in pagella e quindi, forse, un paio di debiti a settembre. Incontro sempre Roberto, praticamente tutti i giorni, perché la classe in cui è stato iscritto si trova vicina alla terza in cui lavoro io quest’anno: tutti i giorni ci salutiamo, spesso ci fermiamo a scambiare due parole, a volte capita di fare un vero e proprio discorso.

Roberto è l’unico caso che mi sia capitato, in 17 anni di insegnamento, di bocciatura con un 7 di latino in pagella, che era il mio voto (anche per questo io credo lui sia così gentile e disponibile con me): ma a quel 7 di latino si accompagnavano voti bassissimi in matematica, fisica, inglese e scienze, alla fine dell’anno scorso: non bocciarlo era praticamente impossibile e sarebbe stato insensato.

All’inizio di quest’anno pensavo che Roberto potesse essere molto indispettito per la sua bocciatura:   
         poi già il primo giorno gli parlai e mi resi conto che era invece molto sereno, che aveva preso quell’incidente come un episodio non terribile, che tutto sommato pensava di esserselo meritato. «A parte con lei, prof, e con un’altra insegnante, l’anno scorso non studiavo veramente un cazzo», mi disse lui stesso con illuminante chiarezza. Io sorrisi e mi tranquillizzai.

Poi abbiamo continuato a parlare ogni tanto, scambiandoci qualche impressione: all’inizio dell’anno scolastico di più, perché lui aveva cambiato tutti gli insegnanti e quindi era un po’ disorientato, veniva da me a chiedere, spesso in realtà a lamentarsi: poi ha capito, oppure se n’è fatta una ragione, e abbiamo cominciato a parlare meno o di altre cose.

L’altro giorno, però, Roberto mi ha fermato sulle scale. Mi ha detto: «Sa, prof, che alla fine non è stato mica così male essere bocciati…» «E perché?» gli ho chiesto io. E lui: «Be’, di latino, per esempio: noi l’anno scorso avevamo fatto tutto un programma su Orazio e Seneca, avevamo letto un casino di roba, lei ci aveva veramente martellati, soprattutto sulle Epistole a Lucilio, a me era piaciuto ed ero contento di aver studiato quelle cose. Quest’anno, invece, abbiamo fatto tutt’altro e in tutt’altro modo. All’inizio magari mi dava fastidio perché non capivo, mi sentivo disorientato e mi pareva che non avrei imparato niente... ma poi, con il tempo, mi sono reso conto che stavo imparando molte altre cose, anche su altri testi,  tutte cose che i miei ex compagni che sono stati promossi non sanno mica… Voglio dire, avrò anche ripetuto l’anno, ma adesso so molte più cose di loro!»  E mi guardava convinto. E aspettava la mia approvazione. E io ero invece lì  immobile, con un sorriso da imbecille.

Ecco, voi vi immaginate come io sia rimasto fermo sulle scale? Sì, ve lo immaginate. E avete biosogno che vi assicuri che questa è una stroia vera e che davvero Roberto mi ha fatto un discorso del genere? Sì, ne avete bisogno: ve lo assicuro, quindi; fidatevi, che fate bene. Anche se so che questa volta è proprio difficile fidarsi di quello che vi sto raccontando.

Perché se non è normale essere bocciati con 7 di latino in pagella, lo è ancora di meno fare un discorso del genere alla fine dell’anno ripetuto. E intendiamoci, Roberto non è un ragazzo strano o disadattato, tutt’altro: un bel ragazzo, che gioca a basket in serie C, con una fidanzata carina e un’automobile da giovane fighetto, figlio di famiglia di imprenditori. Però poi mi ferma sulle scale e mi dice una cosa così: che ripetendo l’anno ha imparato più cose di latino e quindi essere bocciato non è stato proprio male; e me lo dice con l'aria convinta. E io, sulle scale, mi sono dovuto fermare un attimo per pensare che non si smette mai di sorprendersi mentre si fa questo maledetto incomprensibile lavoro e si crede di aver capito come funziona e quali siano le normali reazioni dei ragazzi e i loro normali, normalissimi comportamenti, e ogni giorno, poi, si scopre che non è per niente vero.

5 commenti:

  1. Non è davvero così sorprendente che il ragazzo abbia -probabilmente a sua insaputa- sviluppato la capacità di eludere la tentazione ad incorrere nel facile vittimismo, produttivo di alibi,che in genere seduce i ripetenti. A mio avviso, se l' anno precedente l' avevi "martellato" con le epistole a Lucilio, non ha potuto sottrarsi all' influenza di uno spirito stoico, che gli sarà di sostegno nella vita comunque, unitamente all' acquisita capacità di considerare in modo ampio e riflessivo anche una situazione sfavorevole.
    Insomma: l' hai fatto crescere. Credo possa costituire per te e la tua professione -una volta tanto-, un motivo di sano orgoglio.

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  2. Sai le pedate nel culo che avrei preso io dai miei. Altro che "Fico, ho ripetuto l'anno! Così studio meglio! Comunque adesso mi faccio un giro con la mia automobilina comprata da paparino".

    Scusate, volevo dire una cosa scontata e acida.

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  3. Sirio è troppo buona con me e Speaker, a mio parere, troppo cattivo con il ragazzo. L'episodio è sorprendente (ha sorpreso, e molto, anche me), ma i ragazzi lo sono spesso...

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  4. beh, forse è proprio questo ciò a cui dovrebbero servire le bocciature...

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  5. In teoria sì. In pratica è già molto quando servono a imparare esattamente quello che avresti dovuto imparare un anno pirma.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)