giovedì 19 maggio 2011

Conoscere tutti i libri

del Disagiato

Ieri pomeriggio in libreria viene alla cassa una signora per chiedermi un libro di cui, scusate, non ricordo più il titolo. Io vedo di saperne qualcosa di più per mezzo del nostro computer, ma inutilmente, visto che nel nostro catalogo non è presente. “Signora”, le dico, “il computer mi dice che il libro non c’è”. Lei fa una faccia arrabbiata, come a dire che non è possibile, che il libro ci deve essere e alla fine dà sfogo al suo disgusto chiedendomi se io lo conosco, quel libro, e se ho per caso modo di recuperarglielo. “No, signora, non lo conosco”, le dico. “Ma come, lei dovrebbe conoscere tutti i libri”, mi risponde lei. Ovviamente io la prendo come una battuta e lancio in aria una risata isterica e così fanno anche la mia collega e un signore che attendeva il suo turno per pagare e poi andarsene.

Ma la signora non ride, invece. Allora io e la collega capiamo che quella non era una battuta e che la signora diceva sul serio. “Signora, lei non penserà veramente che dobbiamo conoscere tutti i libri pubblicati in Italia?”, le dico e lei allora mi risponde: “Tutti no, però dovreste leggere di più, che io ho da badare a una cascina e ad altre cose, ma ugualmente due o tre ore per leggere le trovo”. Questa cosa della cascina e delle altre faccende da sbrigare fa parecchio arrabbiare la mia collega che però si trattiene dallo sputare chissà quali parole in sua difesa. Io invece un po’ sconcertato spiego "che leggo e che anzi, fosse per me, me ne starei a casa a leggere ma che ugualmente mi è impossibile conoscere tutto". Ma è come sparare a vuoto. La signora insiste a dire che la nostra è una scusa, che il nostro tempo lo dedichiamo in, come si chiama, facebook e altre cazzate e, insomma, mentre penso che la signora è pazza da legare vedo la faccia della mia collega farsi sempre più gonfia e rossa. Penso che tra poco la mia collega dirà la cosa giusa, visto che io le mie cartucce me le sono già giocate.

“Io leggo cinque o sei libri al mese”, insiste ancora la signora, “e le vostre sono scuse. Il tempo per leggere ce l’avete. Solo che non ne avete voglia”. Allora la mia collega sbotta dicendo una cosa stupida, per difendere me e lei, per tutelare una categoria in via d’estinzione e per dimostrare a una cliente visionaria che un libraio non può conoscere tutti libri in commercio. Dice: “Guardi, io preferisco dormire che leggere. Anzi, quando leggo mi addormento” e dice questa cosa quasi urlando, avvicinandosi minacciosa alla faccia fanatica della cliente. E la signora fa qualche passo indietro, balbetta che sì, dormire è bello e che in effetti la stanchezza spesso prende il sopravvento e che in fondo lei scherzava nel dire che noi dovremmo conoscere tutti i libri pubblicati in Italia. Poi saluta con un sorriso me e, soprattutto, la mia collega.

Allora io guardo il cliente successivo e lui guarda me, chiedendoci con gli occhi se mai c’era risposta migliore di quella per convincere che un librario non può conoscere tutti i libri. E io chiedendo a me stesso se ne vale la pena di essere fatto come sono fatto e cosa vuol dire essere bravi librai.

8 commenti:

  1. Questa è la riprova (ove mai ce ne fosse bisogno)che alla coerenza logica di uno scambio di considerazioni -potenzialmente fruttuoso per ciascun interlocutore dal punto di vista intellettuale-, gli umani quasi sempre preferiscono la reazione umorale, cioè fragile, indicativa di debolezza. La debolezza altrui ha un effetto catartico sull' altro, lo acquieta, lo doma: gli dà l' ebbrezza della superiorità.
    E' un giochetto, tutto sommato un po' meschino, ma, evidentemente, efficace.
    Poi, esistono invece le persone che conservano un' assoluta integrità nei loro percorsi mentali e sentono il bisogno di dare loro una solida struttura: con termine un po' scontato la chiamerei onestà intellettuale.
    Quindi... guai a te se provi a cambiare la tua.
    :-) Morena

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  2. Io ho questa deformazione da matematico, purtroppo. Leggendo lo scambio, alla frase «trovo sempre due o tre ore al giorno per leggere» avrei risposto «quindi se lei leggesse ventiquattro ore al giorno arriverebbe a sessanta libri il mese, settecento l'anno. In Italia si pubblicano 55000 libri l'anno. Me la trova lei, una giornata da duemila ore?»

    Ma è noto che io sono un distrubato mentale.

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  3. Magari la signora ti ha dato il titolo sbagliato, eh!

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  4. Considerazioni sull'educazione a parte.
    Sembra banale, ma più passano gli anni - e conosco gente - più mi convinco che ogni persona è fatta a modo suo ed ha una sua personale ed intima visione del mondo.
    Mondo esteriore alla propria mente. Forse siamo ormai troppo abituati all'omologazione.

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  5. A parte che se avessi una cascina io leggerei almeno dodici ore al giorno pur di non dovermi occupare della cascina medesima, io certi libri non li leggo proprio. Pensa che a volte mi basta il titolo per decidere di non leggere un libro ;-)

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  6. vogliamo sapere il titolo e l'autore

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  7. @Sirio
    Io la mia integrità devo conservarla per forza e non per chissà quale volontà. Devo conservarla altrimenti mi licenziano.

    @.mau.
    Mi hai fatto ridere (tanto). La mia sensazione è stata che la signora le due o tre ore, in realtà, non le spenda affatto per leggere. La sua era una semplice prevaricazione anagrafica, come a dire: "voi giovani (giovani si fa per dire) perdete tempo nella futilità e pretendete di vendere libri". La tua teoria però la prossima volta me la gioco bene.
    @plus1gmt
    Lei mi mette in difficoltà, però. Succede spesso che mi ricordo la faccia del cliente e non la copertina del libro.

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  8. Cinque o sei libri al mese non è mica tanto. La signora pensava di avercela d'oro? Si sbagliava.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)