venerdì 23 settembre 2011

Ciao Simone!

del Disagiato

Ieri pomeriggio è entrato in negozio Simone, un vecchio amico che sarà  due anni che non ci vediamo anche solo per dirci che il tempo è cambiato, che incomincia a fare buio presto e altre cose minuscole dell’esistenza. Quando lo vedo sono contento e a quanto pare pure lui lo è, con il suo sorriso largo e i suoi occhi luminosi. “Ciao”, gli dico e quando mi si avvicina non dico che ci abbracciamo, però ci afferriamo le braccia e ce le scuotiamo e ci diamo pure qualche pacchetta emozionata sulla spalla. Siamo contenti, non ci sono altre parole. Anzi, mi rendo conto che questa libreria ultimamente è teatro di incontri molto simili a questo. Sarà che il centro commerciale è un po’ una via di passaggio quasi obbligatorio per chi frequenta le tangenziali affianco, o forse sarà che più o meno tutti sappiamo di aver attraversato una linea di demarcazione, una linea d’ombra che ci separa dal passato. E infatti, lì, tra gli scaffali della libreria, ci si vede come banditi dopo una sparatoria e quando ci rivede ci si guarda come per dire “ah , ma tu se ancora vivo”, “sì sono ancora vivo e tu vedo che sei ferito”, “sì, sono ferito, ma non è nulla di grave. Dai raccontami invece come è andata”.

Solo che è la vita e non una sparatoria. Solo che lì, tra gli scaffali della libreria non ci sono cadaveri ma naufragati, non ci sono feriti ma sconsolati e il punto della situazione riguarda gli amori, gli affitti, gli animali domestici e i genitori. E parlando tutto torna come una volta, ci si ritrova, riaffiora la complicità che ci teneva uniti e anche gli stessi tic facciali e la stessa ironia e sembra quasi che tornino anche i capelli e l’entusiasmo. Così a me a e Simone bastano due minuti per essere come una volta. Già, come una volta. Come tanto tempo fa, quando andavamo a scuola. Io e Simone rispolveriamo vecchi classici, antiche battute, fin quando una signora si avvicina al bancone della cassa. “Simone, vado un attimo dalla signora, poi torno”, gli dico.


Quando la signora mi chiede “Scusi, vorrei sapere se avete quei libri che spiegano come fare il presepe”, vedo Simone mettersi una mano davanti alla bocca, farsi rosso in faccia e allontanarsi. “Signora”, dico, “non li abbiamo, ma tempo qualche settimana e li potrà trovare. Ora è ancora presto”. Poi saluto la cliente e raggiungo Simone, che ancora ha un mano davanti alla bocca e ancora è rosso in faccia. Capisco che sta soffocando una risata. “Perché ridi?”, gli chiedo. “Ma la signora ti ha chiesto davvero un libro per fare il presepe? Ma questa cosa è pazzesca”. E allora io lo guardo e vi giuro che in quel momento (ma neppure adesso) non capivo cosa ci fosse da ridere. “Sì e allora? Perché ridi?”. “Perché non sapevo esistessero libri per fare il presepe e poi il fatto che qualcuno si preoccupi adesso del presepe non ti sembra pazzesco?”. E Simone mi ripete pazzesco venti volte e ride tanto e io lo guardo incredulo, senza battere ciglio.

Io, mentre Simone fa ancora dell'ironia, guardo la libreria come non ho mai fatto e penso che quelle quattro mura sono piene di libri per fare il presepe. Non che lo siano, però, per me, è come se lo fossero. Sono libri per fare il presepe e poi ci sono ancora altri libri, quei libri che Simone riderebbe un giorno intero e direbbe "pazzesco" mille volte. Anche a casa mia ci sono cose che sono come libri per fare il presepe e anche in macchina e anche in tasca e anche nelle fessure della vita e sotto il letto e anche nel cesso. E sono tutte cose che a me non fanno ridere e invece a Simone sì. E pure altri vecchi amici riderebbero di queste cose che a me non fanno ridere. Gli amici di una volta. Quelli che una volta erano uguali a me. Che ridevano quando ridevo io. Adesso invece è diverso, sono cambiato. La mia vita è fatta di libri per fare il presepe, la loro invece no.

16 commenti:

  1. Puoi pure dire: sfigati e orgogliosi di esserlo. ;)

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  3. Questo aneddoto mi ha fatto venire in mente alcuni amici o pseudo tali che mi dicono ridendo: "chissà di quante divertenti relazioni extraconiugali sei a conoscenza".
    Divertenti?
    Che c'è di divertente in un tradimento?
    Che c'è di divertente in un matrimonio che sta per finire?
    Io non riesco a ridere delle relazioni extraconiugali, ma forse un giorno lo facevo...boh, non lo so...non me lo ricordo più.

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  4. "Divertenti relazioni extraconiugali" è frase angosciante, in effetti.

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  5. Lui ride, tu non ridi.
    Il mio sguardo si fa torvo, in certe occasioni.
    E ti assicuro che è peggio.

    Grazie della storia, come sempre.

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  6. come al solito empatizzo :)
    mi trovavo a fare osservazioni analoghe proprio negli ultimi giorni, e mi sentivo persino in colpa, di questi allontanamenti che sembrano sempre più definitivi...c'è una bella poesia di sereni di cui non ricordo il titolo, in cui alla fine lui dice, guardando un amico col quale aveva fatto una passeggiata, un vecchio amico, una cosa come " e mi illusi che non l'avrei più rivisto", a registrare quel sentimento per cui in quelle situazioni ci si ripromette sempre, pur amando quella persona, di scegliere di non vederla più, e invece poi magari per solitudine, o altro, la si vede ancora...
    boh
    ripeto, a volte si sta male, e ci si isola e non andrebbe fatto.
    a volte invece non si sta poi così male, e la distanza tra noi e gli amici di sempre si allarga, e ci chiediamo perchè, e fa male. purtroppo, non si cresce insieme. già è motivo di conflitti nella coppia dove si è quasi "costretti" per una legge di natura a procedere paralleli, figuriamoci in un'amicizia, seppure di lungo periodo...
    ma è quel "sono cambiato" che, anzichè rafforzarci, a volte ci scava dentro. qualcuno (leggi psicologa) mi ha detto che è normale, e anche "giusto", talvolta. rimettersi al centro, investire su altre persone, altre situazioni. godersi il proprio compagno e i propri progetti futuri. tutto ciò non sconfessa il passato, semplicemente, siamo cambiati. vabbè, allora sarà come al solito la maledetta paura che si cela dietro ogni nostra azione, quel senso di responsabilità che ne consegue per cui Ok, adesso la mia vita è fatta di libri per fare il presepe, e se qualcosa va storto, non posso tornare indietro e fingere che sti libri non ci siano mai stati. che palle ste responsabilità esistenziali.
    vabbè.
    scusatemi se ho empatizzato troppo, lo faccio sempre.
    buona giornata a tutti :)

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  7. e scusate se dovessi essere andata fuori tema :)

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  8. Io penso che anche una volta eravamo diversi. Solo che prima era più facile fingere e una volta era necessario e giusto (anche fisicamente dico) accordarsi, tirare la fune nella stessa direzione. Poi si cresce e tocca difendersi da molte cose e le strategie non sono più le stesse. Si perde qualcosa? Io penso che rimane la nostalgia. Forse.

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  9. ... ancora una volta mi ritrovo nelle tue parole. Grazie per il post, ci si sente meno soli o meno diversi quando ti rivedi in altri.
    ohana

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  10. Hai ragione, ci si sente un pochino più forti oltre che meno soli ;)

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  11. (mia vita e fatta di libri per fare il presepe)credo ci vorrebbe la e con l'accento in questa frase!!

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)