venerdì 30 settembre 2011

il segnapagine del 30.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

L'AntiComunitarista, Elettore leghista reclama il congresso...: Elettore leghista, esasperato, viene colto dalla bizzarra idea di chiedere che la Lega vada a congresso "affinché i dirigenti chiariscano la linea". Il conduttore non la prende bene...
Diritto di cronaca, Ritorna la beffa degli scatti ai prof: L’allarme è di due giorni fa: non ci sono soldi per gli scatti dei prof e dei bidelli, a dispetto delle promesse della Gelmini e del governo. I sindacati sono già sul piede di guerra e annunciano proteste per fine ottobre se non si troverà una soluzione...
Ufficio reclami, Gli annunci possibili: Una nuova rubrica, dedicata come si capisce dal titolo agli annunci di lavoro che nessuno di noi immaginerebbe mai e che per un qualche strano motivo i cosiddetti datori di lavoro riescono a scrivere infischiandosene altamente del buon senso, del buon gusto e del pudore.
A little less conversation, Come il nulla nella storia infinita, il lupatoto avanza: In altri paesi ha dei confini precisi: c'è la campagna, poi il lupatoto, poi la periferia residenziale, poi il centro città. Il nord Italia, invece, è un unico gigantesco lupatoto.

Il mio numero

del Disagiato

Siccome qualche settimana fa mi sono accorto di aver smarrito la tessera sanitaria, ieri sono andato all’Asl di Iseo per denunciare lo smarrimento della tessera e, naturalmente, per rifarla. Ieri allora mi sono messo in macchina, ho percorso la manciata di chilometri che mi separano da Iseo, sono entrato nell’edificio, ho preso il bigliettino con il mio numero e mi sono seduto. Poi mi sono alzato, poi mi sono seduto di nuovo e poi mi sono alzato ancora. Non era tanto l’attesa a inquietarmi, ma più che altro l’attesa con quella cinquantina di persone che stavano con me nel corridoio. C’era chi tossiva, c’era chi si lamentava, c’era chi blaterava e c’era chi fissava il pavimento o il soffitto. “Non è bello per nessuno stare qui”, ho pensato, “ma ci tocca”.

A un certo punto un signore è entrato spedito in un ufficio dove stava una donna (una segretaria, presumo) ed è scoppiato a piangere. Lei si è avvicinata, gli ha stretto un braccio e poi, tra le lacrime, il signore ha cominciato a raccontare di qualcuno che il giorno prima era morto, del fatto che questa persona avesse dei figli, della vita ingrata e lei allora gli ha detto che tutto ciò era terribile e poi sono rimasti muti e dopo lui ha ripreso a singhiozzare, in piedi, appoggiandosi allo schienale di una sedia in legno e con la faccia rivolta verso il basso. Io, triste e pietrificato, li guardavo e guardavo pure tutta quell’umanità sofferente in un corridoio ad aspettare il proprio numero. Tutto questo ieri mattina, alle undici circa. Un uomo che piange disperato in un ufficio e una fila di persone vulnerabili.

stessa spiaggia stesso mare (Purg. I)

di lo Scorfano

(Interno classe. Un professore legge, 24 alunni ascoltano e intervengono. L'aria è calda: si direbbe sia ancora settembre. Le parole di un poeta morto 690 anni e qualche giorno prima risuonano tra i muri ed escono dalle finestre aperte. Qualcuno, passando nel parcheggio accanto, ne può cogliere dei frammenti. Ma dei frammenti, ovviamente, non bastano.)

L'alba vinceva l'ora mattutina
   che fuggia innanzi, sì che di lontano
   conobbi il tremolar de la marina.                   117
Noi andavam per lo solingo piano
   com' om che torna a la perduta strada,
   che 'nfino ad essa li pare ire in vano.              120
(Chi, anche per caso, ascolta capisce subito di cosa si tratta: è il canto I del Purgatorio, verso la fine, è l'alba di una rinascita per il personaggio Dante, che finalmente è uscito dal buio spesso dell'Inferno: comincia - per lui e la sua guida, Virgilio - un altro viaggio, ma questa volta, benché in durissima salita, sarà un viaggio verso il cielo, la luce, la felicità. Un viaggio verso Beatrice, avrebbe detto qualche critico più capace del professore che sta spiegando.)

Prof.: «Ecco, ragazzi: io capisco che il verso 117, l'apparizione del mare tremolante, sia quello che più di tutti vi toglie il fiato: lo toglie anche a me, in effetti. Ma c'è anche altro, in queste due terzine: e ce lo troviamo, dell'altro, proprio perché continuiamo a pensare al mare.   

giovedì 29 settembre 2011

il segnapagine del 29.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Michele Fusco, Buon compleanno, Cavaliere!: Quello che oggi “festeggerà” il suo 75° compleanno sarà un uomo incredibilmente solo, neppure circondato da quella cintura di amici con cui costruì la sua fortuna di imprenditore. Oggi certamente lo chiameranno in mille, molti ruffiani, molti interessati, parecchi traditori in nuce, altri traditori già evidenti che non gli risparmerianno l’ultima coltellata.
Notiziole di .mau., Io gioco da solo: C'è una sola cosa che mi stupisce nella bagarre di ieri tra i vertici del PD e i Radicali che non hanno votato la sfiducia al ministro Romano: che i suddetti radicali siano nel gruppo parlamentare PD.
Rafeli, Poco meno di uno stuzzicadenti: Perché fossero stati zitti, come erano stati zitti fino ad ora, sti vescovi, uno avrebbe pensato: i vescovi non si pronunciano su cose di buttane. Benissimo. Oppure, ad essere proprio magnanimi, uno avrebbe pensato: sti vescovi non leggono, non si informano. E invece No: sti vescovi leggono e si informano. Sti vescovi si pronunciano, eccome.

quell'uno soltanto

di lo Scorfano

Il concerto, anzi la lezione-concerto, è obiettivamente bello e interessante, anche per uno come me che di musica capisce ben poco. Il pianista non è solo bravo: sa suonare ma anche raccontare, spiegare, avvicinare. E introduce la musica di Debussy quasi descrivendone le note, rendendola narrazione, interpretandola con le parole e  contemporaneamente suonandola con dita leggere. Lo spettacolo, che ha ottenuto ampi consensi di critica, è davvero illuminante e intenso. E io capisco finalmente qualcosa di Debussy e di Ravel, dei loro suoni, della loro musica, della loro misteriosa bellezza. Il concerto-lezione è quindi obiettivamente interessantissimo, ma io non riesco a godermelo quasi per niente.

Perché siamo nell'aula magna dell'istituto, ci sono più di trecento studenti della scuola superiore (che assistono allo spettacolo volontariamente) e il frastuono è quasi insopportabile. A occhio, guardandomi in giro, direi che su trecento ragazzi solo trenta stanno veramente a sentire la musica e le parole del bravissimo concertista: gli altri 270 (adesione volontaria anche per loro) fanno altro, tutt'altro. Giocano con il telefono cellulare (erano stati invitati esplicitamente a spegnerlo, prima dell'inizio); chiacchierano con i compagni di fila; colpiscono a tradimento le orecchie dell'amico seduto davanti; sbadigliano; dormono; ridacchiano; provano a fuggire dall'aula bloccati dal collega che sta sulla porta; e alcuni ce la fanno anche, a fuggire, e chissà se torneranno mai.

Insomma, è il disordine, il disinteresse, la maleducazione, il casino.  

I bambini in libreria

del Disagiato

A partire da ottobre (da parecchi anni) la casa editrice che gestisce la libreria per la quale lavoro fa una cosa che a me non e mai piaciuta tanto: manda inviti e volantini nelle scuole. Spiego meglio. La libreria, la nostra, invita le classi elementari a passare un’oretta in compagnia del libraio. Cosa riceve in cambio ogni singolo alunno? Riceve subito un libricino e un buono del 15% da spendere sui libri che appartengono alla casa editrice che ha organizzato l’incontro. A me la cosa non piace perché non piace che un marchio entri nelle scuole e proponga a maestre e bambini come passare un’ora della loro vita e bla bla bla. Però questa cosa, che piaccia o meno, la si deve fare. E il libraio che deve tenere compagnia sono io, visto che tempo fa mi sono proposto di occuparmi di questa cosa. Le prime volte che mi sono incontrato con i bambini ho pensato a una lettura, ho messo al corrente la maestra e ho letto le pagine che c’erano da leggere. Ma poi ho pensato a qualcosa di molto più istruttivo e, diciamo, costruttivo.

Ho cominciato a spiegare loro come è organizzata la libreria: una libreria è divisa in reparti e ogni reparto ha delle mensole che reggono i libri tascabili e i libri rilegati. Allora, a questo punto, spiego cos’è un libro con la copertina dura (i rilegati) e cos’è un libro con la copertina morbida (i tascabili). Poi spiego, a questi bambini forse davvero troppo piccoli per capire nitidamente quello che sto dicendo, come è fatto un libro. Dico: “Quando venite con la vostra mamma in libreria fatele vedere che voi sapete leggere l’autore, il titolo e soprattutto quanto costa il libro”. Allora, detta questa cosa, mostro dove si trova il nome del signore, o della signora, che ha scritto il libro, dove si trova il nome del libro e dove si trova il prezzo del libro. “Sapete cos’è il prezzo di un libro?”, chiedo sempre, e a questa domanda c’è sempre un bambino che dice “il prezzo è i soldi che servono per il libro”. “Giusto”, dico io e allora mi piace fare un sorriso al bambino che ha detto questa cosa più che ovvia.

mercoledì 28 settembre 2011

il segnapagine del 28.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Phastidio, Ma quando finirete di dire idiozie?: Perché in questo maledetto paese proprio non si riesce a trovare un giornalista o una testata che chiedano conto agli eletti dei numeri che questi ultimi sciorinano senza alcun riscontro, anche quando sono palesemente e dolosamente alterati? 
Chamberlain, Se sbaglio mi rettificherete: E quindi? Cosa fa il blogger? Rifiuta la pubblicazione della rettifica e si espone al rischio di un’azione giudiziaria, e alla sanzione amministrativa prevista dalla normativa sulla stampa, oppure pubblica la rettifica sperando che non succeda niente?
Squonk, A volte: A volte mi piacerebbe fare un lavoro che mi permettesse di non avere a che fare con le persone – il pastore, il camionista, cose così.
Nonunacosaseria, Il liberalismo secondo Belpietro: Non lasciamoci fuorviare dalla simpatia o antipatia che può suscitare il giornalista in questione: il dato di fatto è che comunque se avanza delle proposte programmatiche lo fa a ragion veduta, è perché evidentemente pensa che possano attecchire in un certo schieramento o, comunque, in una parte dell’elettorato.

Chi ascolta il papa alzi la mano

del Disagiato

Quando l’altro giorno il cardinale Bagnasco ha detto quello che ha detto sulla condotta dei nostri politici (si parlava della condotta di Berlusconi, soprattutto) in molti, in rete, si sono chiesti per l’ennesima volta se la Chiesa e i suoi rappresentanti debbano per forza interferire con le faccende politiche che ci riguardano. Che facciano il loro mestiere, ha pensato qualcuno di noi. Visto che il dibattito si è aperto, ancora una volta mi chiedo quello che già in passato mi sono chiesto: ma la Chiesa, il Vaticano, il papa, i preti, i riferimenti alle Sacre Scritture hanno un peso nella mia vita? Interferiscono con la vostra vita? La domanda, tanto per non girarci intorno, in realtà sarebbe questa: perché ho la quasi certezza che la religione, in Italia, non conti nulla? Secondo me il potere decisionale, se mi passate l’espressione, ce l’hanno il mercato, la televisione, la pubblicità e il mercato (ma questo l’ho già detto prima). Queste tre dimensioni mi sembrano così tanto invadenti che non riesco a pensare che ci sia spazio per qualcun altro, tanto meno per la Chiesa. Anzi, tutto ciò entra in conflitto con la Chiesa (si può fare "come la Chiesa" o fare "il contrario della Chiesa", mi sembra invece sempre più difficile misurarsi con la Chiesa).

la liturgia di settembre

di lo Scorfano

I ragazzi di quarta mi guardano come mai mi avevano guardato prima: non male, non con odio, però molto perplessi, questo sì, dubbiosi e incerti, e forse anche un po' delusi. Io non capisco subito perché, quale possa essere il motivo, cosa io abbia detto di tanto grave per provocare quell'unanimità di sguardi delusi... Ma poi mi ricostruisco mentalmente la storia e forse capisco: e forse mi fa anche piacere.

È successo un quarto d'ora fa: ero appena entrato in classe e hanno bussato alla porta. Quando ho detto «Avanti», sono comparsi sei studenti, sei facce di ragazzi e di ragazze ventenni appena usciti dal liceo, che venivano a salutare il loro vecchio professore di italiano e latino, che ero io. Li ho fatti entrare, naturalmente: non li vedevo da giugno, e in realtà non erano più miei alunni già da tre anni, visto che lo sono stati soltanto nel primo biennio. Poi, negli anni successivi, solo qualche parola nei corridoi, qualche incontro nel cortile, prima di entrare o mentre si usciva, ma mai più nemmeno una lezione.

Quando i sei ragazzi entrano, comincio a chiedere loro cosa fanno, a quale facoltà si sono iscritti, se andranno a vivere lontano o se staranno a casa loro.

martedì 27 settembre 2011

il segnapagine del 27.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Come diventare il mio cane, Ora funziona: La felicità mi deprime. Intendiamoci, anche l’infelicità mi deprime. Ma la felicità riesce a deprimermi di una flebile depressione senza appello...
Scacciamennule, Ci manca il futuro: Siamo ormai drogati di scandali, intercettazioni, accuse lanciate senza alcun supporto sui maggiori giornali, che le pubblicano senza controllo, illegalmente e senza pudore, solo per favorire la propria parte politica...
Rafeli, Non aver  posseduto una televisione: Non aver posseduto per anni una televisione, poi mi succede che osservo le pubblicità e mi cade la mandibola a terra. Il mondo sta finendo se fanno una pubblicità del genere. Anzi No: il mondo sta finendo se fanno una pubblicità del genere che funziona.

Le frasi corte

del Disagiato

Ho cominciato a leggere fumetti a tredici anni. Mi stavo riprendendo da una lunga febbre quando mi accorsi di un Dylan Dog che stava sulla scrivania di mio fratello, poco distante dal mio letto. Da lì incominciò un altro tipo di febbre, una passione che sarebbe durata fino al 2004 (smisi senza accorgermene) e da lì, da quando cominciai a leggere Dylan Dog e più o meno tutto ciò che stava nella scuderia Bonelli, incominciò anche ad incrinarsi il rapporto con mio fratello, che ha otto anni più di me e che saluto calorosamente. Siccome a scuola non andavo molto bene e siccome allora era essenzialmente mio fratello a badare alla mia educazione, lui non voleva che leggessi fumetti, che mi abbuffassi di vignette. La sua motivazione era questa: “Se leggi fumetti non imparerai mai a leggere le frasi lunghe che stanno nei libri”. Perché di libri, a tredici anni, io ne leggevo pochi e solo se costretto. Io allora ebbi la banale reazione di leggere i fumetti di nascosto e con un senso di colpa che con l’andare del tempo si è ingigantito ed è andato a toccare altre questioni interiori.

Tutta colpa dei periodi brevi che stavano nei balloons sopra la faccia di Dylan Dog. Sta di fatto che incominciai involontariamente ad abbreviare i sentimenti, le parole e le frasi da destinare a mio fratello. Qualcosa si ruppe, le crepe divennero vistose e il calore umano che dovrebbe legare due fratelli cessò in un rivolo di sfumature. Alle spalle, magari, c’erano altre incomprensioni, direte voi. Non ricordo, non so che dirvi. Probabilmente avrei bisogno di uno specialista per sviscerare le cose senza forma della vita. Ricordo solo che il silenzio incominciò con la lettura di quel fumetto. Dylan Dog era un po’ impacciato come me e per questo mi piaceva e mi accorsi pure, più tardi, che i mostri eravamo noi e che le tavole erano colme di metafore, di politica, di letteratura e cinema.

lunedì 26 settembre 2011

il segnapagine del 26.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Rangle, Il gossipi superluminale: C'è un aspetto che ha bisogno di essere una volta di più sottolineato, il fatto che certe pratiche buone nel passato, parlo dell'embargo sulle scoperte scientifiche o presunte tali, con internet reggono a fatica e questo ancora non è stato ben compreso da molti ricercatori ed alcuni giornalisti.
Fabristol, La fine del mondo: Ho trovato curioso che tre popolazioni diverse avessero utilizzato lo stesso toponimo per le loro punte occidentali più estreme. Ovviamente dopo la scoperta delle Americhe il nome non ha più senso ma dà l’idea di come in passato la gente guardasse all’occidente, lì dove tramonta il sole.
Alcuni aneddoti dal mio futuro, papale papale: Vendola pecca più di Berlusconi perché è omosessuale? Sì, può essere, anzi, è il punto di vista di una corrente di questa organizzazione, giusto che la pensino così se è in linea con i loro valori. Ma non considero l’organizzazione di cui sopra un referente autorevole addirittura degno di confronto con una qualsiasi autorità laica e civile.

Reparto psicologia

del Disagiato

Francesco Alberoni non scriverà più per il Corriere della Sera. “È scaduto il mio contratto e questo è il mio ultimo articolo”, ha scritto oggi. Questo significherà che d’ora in poi, forse, si concentrerà su altro e forse questo altro saranno i libri, che io dovrò togliere da una scatola e che dovrò sistemare nel reparto psicologia. Già, la psicologia. Perché Alberoni è uno psicologo, vero? Non proprio. Francesco Alberoni è un sociologo e spesso i sociologi come lui scrivono pamphlet e cioè quei libri in cui si parla di tutto e liberamente, senza badare a un perimetro letterario, senza stare su binari precisi. È difficile costruire pamphlet intelligenti perché si rischiano di dire molte sciocchezze, di parlare a vanvera, di andare, appunto, fuori dai binari. E Alberoni è uno così, che va senza guinzaglio. E allora noi lo mettiamo nel reparto psicologia. Perché in fondo lui parla di amore, di amicizia e di sofferenza. Ce lo dice anche lui oggi, sul Corriere, nel suo ultimo articolo:
Ho analizzato la vita quotidiana, ciò che succede alla gente comune, nelle case, nelle imprese, negli uffici, nel cuore e nella mente degli uomini. Ho scritto ciò che studiavo come psicologo e come sociologo: l’animo umano con le sue passioni, i suoi vizi, le sue virtù, le sue speranze e i suoi timori. Ho parlato dell’amore, dell’erotismo, della gelosia, della fedeltà e dell’infedeltà. Ho parlato dell’amicizia, della lealtà e del tradimento. Ho parlato dei capi, dei creatori, degli imprenditori, ma anche dei distruttori, dei prepotenti e dei vanitosi. Ho parlato del lavoro, della scuola, dell’insegnare, dell’apprendere. Ho parlato della catastrofe e dello sconforto, della forza morale, dell’ottimismo e della speranza. 

Con un bar, però

del Disagiato

Tre anni fa una conoscente, Chiara, decise di aprire una libreria in città. “Buona idea”, le dissi quando la conoscente capitò in libreria da me per descrivermi il progetto. Però, ad essere sinceri, non era una buona idea. Il suo progetto prevedeva infatti di aprire la libreria quasi nel centro di Brescia, dove ci sono università e studenti e dove ci sono, quindi, altre librerie. Molte librerie, anzi. Chiara scelse così di appoggiarsi all'entusiasmo educato di chi, come me, le aveva detto “Buona idea”. Eravamo in molti, scommetto, ad averla spinta in quella direzione. Sta di fatto che la libreria, dopo qualche mese, venne inaugurata e sta di fatto, come era prevedibile, che dopo qualche mese le cose si misero male. Perché? Perché nei paraggi c’erano troppe librerie. Non era stata una buona idea, quindi, e dovevamo sospettarlo. Anzi, mentre muovevamo la lingua per incoraggiarla, nella nostra testa già percepivamo un fallimento. Gli amici spesso sono così, dicono le cose sbagliate pur di farti felice e di non guastare l’umore a nessuno. E si finisce per assistere a molti fallimenti.

Insomma, dopo qualche mese Chiara si è ripresentata da me, in negozio, e mi ha detto: “Siccome la libreria non decolla, ho deciso una cosa”. E quando mi ha detto così, e quando ho sentito “libreria” e “ho deciso”, mi sono ripromesso di andarci cauto, di essere sincero. “Ho deciso di aprire nella libreria un bar”. E a me non è sembrata una buona idea. E a me, per chissà quale stupido pregiudizio, questa cosa della libreria e del bar mi ha innervosito. O apri una libreria, e ti ci dedichi anima e corpo, o vendi caffè (e ti ci dedichi anima e corpo). Perché mescolare le cose? Come si possono associare le due cose? E allora me ne sono stato zitto, ho annuito e ho taciuto le mie perplessità giustificate da soli pregiudizi e rancori interiori: o i caffè o i libri. Le due cose non possono andare insieme.

domenica 25 settembre 2011

il segnapagine del 25.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Malvino, Più cretina che malvagia: L’outing è pratica disdicevole? Penso che lo sia soltanto quando è praticata in forma anonima e senza produrre prove validamente documentate di ciò che si rivela.
La versione di chamberlain, Sorridi papànessuno può impedire che venga pubblicata su facebook la propria fotografia in cui sorride senza quattro denti, mentre in mutande tiene stretto in mano uno scopino del cesso. nessun bambino di quattro anni può farlo. la pubblicazione di quella fotografia è una scelta (ir)responsabile di uno dei suoi genitori.
Adelelmo Ruggieri, Centro sociale: Oggi le borse sono crollate un’altra volta. Crollano in continuazione. Risalgono di mezzo punto, tutti tirano un sospiro di sollievo, e due ore dopo crollano di quattro punti. Poi, la mattina dopo, salgono di due, e il pomeriggio crollano di sei.

Salve, posso farle una richiesta un po' scema?

del Disagiato

“Salve, posso farle una richiesta un po’ scema?”.
“Mi dica pure”.
“Allora, io non so se è possibile ma vorrei chiedere se avete in negozio un libro per mia figlia che sto cercando da qualche giorno. C’è però un problema che non so se si può affrontare: io di questo libro non conosco l’autore. Voi potete provare comunque a vedere se l’avete in casa?”.
“Beh, se lei sa il titolo, certo che possiamo”.
“Il titolo? Certo che lo so, anzi è l’unica cosa che so. Il libro si chiama Il conte di Montecristo. Però non conosco l'autore e mi dispiace tantissimo mettervi in difficoltà. Con tutti i libri che ci sono qua”.

                                                               ***

“Salve, una mia amica mi ha parlato di un libro che ti spiega come fare i figli.”
“Scusi, non ho capito”.
“Ah, ah, ah, scusi lei, mi sono spiegata male. Questo libro spiega come fare o un maschio o come fare una femmina. Guardi, io ho tre figli e mi sono usciti tutti maschi. Bastaaaa, non ne posso piùùù! Adesso voglio una femmina. La mia amica mi ha detto allora che c’è questo libro che spiega alcune tecniche per decidere il sesso. Lei ne sa qualcosa?”.

spaventato

di lo Scorfano

Roberto è spaventato. Se io fossi un professore davvero bravo, me ne sarei accorto subito, il primo giorno che sono entrato in prima. Ma siccome Roberto è spaventato, si è nascosto bene; e siccome loro sono una prima liceo, e io non li conosco, e devo conoscerli tutti piano piano, e ho solo quattro ore di latino alla settimana (e infine siccome non sono così bravo), non posso conoscerli tutti nella prima ora di lezione. E così Roberto, che è molto spaventato, si è nascosto, ha provato a mimetizzarsi e ci è riuscito: e il suo nascondiglio ha funzionato bene per una settimana circa, perché chi è spaventato a scuola è anche l'ultimo a chiedere aiuto, sempre.

Poi, però, ho cominciato ad accorgermi di qualcosa. Scrivevo alla lavagna la prima declinazione, sabato scorso, e mi sono girato: e ho visto Roberto che guardava il quaderno del suo compagno di banco. Gli ho chiesto: «Roberto, va tutto bene?» Lui, che è molto spaventato, mi ha subito detto: «Sì, tutto bene». Poi, durante un'altra lezione, ho notato che mentre io guardavo qualcun altro lui ne approfittava per chiedere spiegazioni sempre allo stesso compagno di banco. Sono intervenuto e ho detto: «Roberto, non chiedere a lui. Chiedi a me: sono io quello che è qui apposta per rispondere ai tuoi dubbi. Quali dubbi hai?» Lui mi ha detto, con aria un po' aggressiva: «Io non ho nessun dubbio». «Sei sicuro?» gli ho chiesto io. «Sì», mi ha risposto lui.

E poi di nuovo ieri, ultima ora della settimana, quando gli ho fatto una domanda durante una lezione, Roberto ha cominciato a balbettare, a dire che però lui non aveva capito che si dovesse studiare proprio quella cosa, io ho insistito, alla fine è venuto fuori che sapeva bene quella cosa che io avevo chiesto ma che non sapeva di saperla. «Non avevo capito la domanda» si è giustificato.  

sabato 24 settembre 2011

il segnapagine del 24.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Cattiva maestra, Una vittoria epocale: Quello qui sopra è il comunicato stampa del ministro Gelmini pubblicato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sulla faccenda dei neutrini e della velocità della luce.
Un radiologo, Strategia di evasione dalle rate scolastiche: Episodi come quello che vi ho appena raccontato vanno molto oltre, svergognano persino gli insospettabili, lasciano inture che la volontà di frodare, il fisco in primis ma anche e persino la scuola dove sono cresciuti i propri bambini, sia connaturata al carattere degli italiani, codificata nel loro DNA.
Keplero, E quindi?: Che succede adesso? Quello che succede sempre nella scienza. Comincerà un processo estenuante, che potrà andare avanti per molto tempo. I fisici sperimentali cercheranno di escludere tutte le cause che potrebbero aver prodotto un risultato del genere, e i fisici teorici cercheranno di inventare modelli che possano interpretarlo.

I segreti

del Disagiato

Ci sono clienti che vogliono quel libro che si intitola The Secret e che è stato scritto da una certa Rhonda Byrne. Il libro parla del segreto svelato dai saggi maestri e che consiste, da quanto mi hanno raccontato gli entusiasti (non ho letto il libro), nella legge dell’attrazione: desiderare intensamente quello che si vuole. Che sarebbe poi desiderare quello che si desidera. Vuoi guarire da una malattia? Desideralo con tutte le tue forze. Vuoi avere successo? Convinciti senza alcuna perplessità che un giorno avrai successo. Non bisogna desistere e non bisogna demordere. Bisogna volere quello che si vuole. Allora i clienti che vogliono The Secret entrano spediti in libreria, con le idee chiare in testa. Già sanno quello che vogliono. Un conoscente ha detto loro: “Leggi quel libro, vedrai che funziona”. Vengono da me con le loro malattie, con le loro delusioni o con la loro povertà e mi dicono: “Scusi, cerco Il segreto”. “The Secret, intende?”. “Sì, sì, The Secret”. Allora li porto dove sta il libro e glielo indico. Loro mi fanno un sorriso dolce che mi verrebbe da abbracciarli o da farmi abbracciare e lo prendono in mano e lo sfogliano. 

la fatica e la bellezza

di lo Scorfano

 
Entro in quarta e, siccome sono molto curioso, chiedo subito: «Allora, com'è stato, ieri, il DanteXperience?» Loro mi dicono: «Bello! Abbastanza bello...» Poi uno aggiunge: «Bello solo l'Inferno. Del Purgatorio e del Paradiso non ho capito niente...» E un altro dice: «Però potevano scegliere altri canti, dell'Inferno: sono stati molto banali». E un altro aggiunge: «Comunque io, al Purgatorio, mi sono proprio addormentato» Gli altri ridono, ma annuiscono.

Io rimango zitto un secondo, poi dico: «Lo capite il perché, vero? Lo capite perché l'Inferno vi è piaciuto e il resto no?» Loro non mi rispondono, anzi sembrano perplessi. 

venerdì 23 settembre 2011

il segnapagine del 23.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato


Distanti saluti, Sulla lista di quei froci dei froci: Non c’è nessuna questione di coerenza (e se anche ci fosse, non è mai quello il punto). Si può essere omosessuali ed essere scemi, si può essere omosessuali ed essere omofobi. Si può essere omosessuali e guardare solo al proprio tornaconto personale.
Piste, Omofobo è chi omofobo fa: Insomma c'è un gruppo di mediattivisti anonimi che attaccano un gruppo di omofobi dicendo che questi omofobi sono in realtà omosessuali: praticamente loro fanno le liste di omosessuali, che sono ovviamente liste di proscrizione. Secondo voi non è omofobia questa? Secondo me lo è, ma lo è proprio in pieno.
Keplero, Più veloci della luce?: Detto questo, che implicazioni avrebbe la cosa? Innanzitutto, non mi pare del tutto esatto dire, come si sente in queste ore, che la relatività di Einstein verrebbe messa in discussione. La relatività si basa semplicemente sul postulato che la velocità della luce sia la stessa per ogni osservatore, e questo resterebbe valido.
Giorgio Israel, Sarà assunto chi...: Sfoglio alcuni libri di testo per le scuole medie e la realtà supera la fantasia. Nel libro di storia non c’è un brano che duri con continuità più di mezza pagina: titoletti, sintesi di poche righe, immagini, riquadro con una frase celebre, e poi – prima di passare a un altro “modulo” – domande su domande per verificare che l’accrocco di nozioni sia stato assimilato.

Un paese che sta andando a rotoli

del Disagiato

Due giorni fa Ivan Scalfarotto ci ha ricordato che questo paese non solo sta andando a rotoli "ma anche che il disastro incombente è accompagnato da una desolante sensazione di imbarbarimento collettivo”. Rossana Podestà racconta a Vanity Fair che non ha potuto, per colpa dei "camici bianchi", stare vicino al suo compagno morente Walter Bonatti e per questo motivo, non per altro, Scalfarotto le dà un abbraccio. Premettendo che non ho qui con me l’intervista a Vanity Fair, che non conosco i regolamenti ospedalieri e che non ho letto il libro di Ivan Scalfarotto (ma forse in questo caso il libro di Scalfarotto non ci interessa), mi andrebbe di sostenere questa cosa: un paese che ha ospedali che fanno rispettare i regolamenti non è un paese barbaro ma semmai un paese che pecca di eccessivo zelo.

Un paese così può essere cattivo e non barbaro. Può essere un paese che non ci piace, che ci dà disgusto, che ci fa schifo per la non sua flessibilità, per l'eccessivo rigore, però rimane un paese che fa rispettare le sue regole e le sue leggi (regole e leggi che possono farci schifo e che possono non piacerci). Se tutto il paese funzionasse come funziona quell’ospedale il nostro non sarebbe un paese che va a rotoli ma un paese che funziona (grazie all’eccessivo zelo). Sono cinico? Magari un po’ sì.

Ciao Simone!

del Disagiato

Ieri pomeriggio è entrato in negozio Simone, un vecchio amico che sarà  due anni che non ci vediamo anche solo per dirci che il tempo è cambiato, che incomincia a fare buio presto e altre cose minuscole dell’esistenza. Quando lo vedo sono contento e a quanto pare pure lui lo è, con il suo sorriso largo e i suoi occhi luminosi. “Ciao”, gli dico e quando mi si avvicina non dico che ci abbracciamo, però ci afferriamo le braccia e ce le scuotiamo e ci diamo pure qualche pacchetta emozionata sulla spalla. Siamo contenti, non ci sono altre parole. Anzi, mi rendo conto che questa libreria ultimamente è teatro di incontri molto simili a questo. Sarà che il centro commerciale è un po’ una via di passaggio quasi obbligatorio per chi frequenta le tangenziali affianco, o forse sarà che più o meno tutti sappiamo di aver attraversato una linea di demarcazione, una linea d’ombra che ci separa dal passato. E infatti, lì, tra gli scaffali della libreria, ci si vede come banditi dopo una sparatoria e quando ci rivede ci si guarda come per dire “ah , ma tu se ancora vivo”, “sì sono ancora vivo e tu vedo che sei ferito”, “sì, sono ferito, ma non è nulla di grave. Dai raccontami invece come è andata”.

Solo che è la vita e non una sparatoria. Solo che lì, tra gli scaffali della libreria non ci sono cadaveri ma naufragati, non ci sono feriti ma sconsolati e il punto della situazione riguarda gli amori, gli affitti, gli animali domestici e i genitori. E parlando tutto torna come una volta, ci si ritrova, riaffiora la complicità che ci teneva uniti e anche gli stessi tic facciali e la stessa ironia e sembra quasi che tornino anche i capelli e l’entusiasmo. Così a me a e Simone bastano due minuti per essere come una volta. Già, come una volta. Come tanto tempo fa, quando andavamo a scuola. Io e Simone rispolveriamo vecchi classici, antiche battute, fin quando una signora si avvicina al bancone della cassa. “Simone, vado un attimo dalla signora, poi torno”, gli dico.

giovedì 22 settembre 2011

il segnapagine del 22.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

D-Avanti, Nell'ilarità generale: Esiste un paese in cui il presidente del Consiglio alza la cornetta e chiama in diretta un programma televisivo, per intervenire. In quel paese, il conduttore annuncia che c’è la telefonata del presidente del Consiglio, e il pubblico scoppia a ridere.
Invece era un calesse, Il prurito della retorica: Quando abbiamo a che fare con gli adolescenti sappiamo che i loro difetti (ne hanno, tanti) sono temporanei, che passerranno insieme all’adolescenza, quindi più o meno presto. Sappiamo che i ragazzi non si intestardiscono su posizioni assurde, perdoniamo il loro qualunquismo (sì, sono qualunquisti), il loro conformismo (sì, sono conformisti).
Crescere creativamente, Il verbo inquadrare: Mentre mi mordevo la bocca perplessa, e già ci disponevamo a iniziare l’attività, ho pensato ai genitori e alla loro reazione se avessero sentito questo scampolo di banale conversazione: cosa penserebbero del verbo inquadrare rispetto ai loro figli?

il vestitino della crisi

di lo Scorfano

(rubammogli la foto, in effetti)
Ieri pomeriggio l'amico m.fisk ha pubblicato un breve post imperniato sulla foto di un vestitino in una vetrina di via Montenapoleone e del relativo prezzo a cui tale vestitino viene generosamente venduto. E tale modico prezzo (andate a verificare sul suo blog) ha generato l'ironia del blogger m.fisk e il suo, cito a memoria, «giramento di coglioni».

Io ho guardato il vestito, ho letto il cartellino del prezzo (molto elegante), ho pensato alle parole di m.fisk e però non sono riuscito a stupirmi. Perché ho pensato che il prezzo di quel vestito (che qualcuno farà anche la coda per comprare, verosimilmente) è l'immagine perfetta della crisi, non del suo contrario. La crisi, perdonatemi l'ovvietà, significa che il 5% della popolazione può permettersi quel prezzo, mentre il 95% non ha i soldi per portare i figli a Firenze per vedere gli affreschi di Giotto in Santa Croce, nemmeno se vuole; e forse, tra un po', non li avrà nemmeno per comprare un qualsiasi libro ai figli, se vorrà dargli da mangiare. E il restante 5% potrà bellamente non curarsene, e vestirsi bene.

La crisi, insomma, non è che siamo tutti poveri: è che in tanti saremo molto più poveri di prima, mentre in pochi saranno molto più ricchi di prima. Per cui, francamente, è lecito che all'amico m.fisk girino «un po'» i coglioni.

il filo del mio treno di legno

di lo Scorfano


Quando ero piccolo, bambino di tre o quattro anni, aspettavo la domenica mattina, perché mio padre mi portava tutte le domeniche mattina alla stazione, a veder partire i treni. Non mi ricordo che cosa mi piacesse e perché mi piacessero i treni che partivano, così bambino; ma mi ricordo la mano di mio padre che stringeva forte la mia, quando il treno cominciava a muoversi e sferragliare. E mi ricordo quel misto di paura e desiderio che quel movimento mi metteva nel corpo, e il vibrare della mia mano stretta a quella di mio padre.

Poi lui comprava il giornale e le sigarette e tornavamo a casa. E a casa io avevo altri treni: quello elettrico, con cui non potevo mai giocare da solo; e quello di legno, che portavo avanti e indietro per le stanze del mio appartamento, facendomi sgridare da mia madre.

Passati gli anni, ho cominciato a pensare che da bambino mi piacevano i treni perché già allora intravvedevo la possibilità di andare via, l'altrove.  

mercoledì 21 settembre 2011

il segnapagine del 21.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

L'imprenditore,  Poteri fortissimi: Perché oggi improvvisamente da mediatrice Confindustria è passata all'attacco? Perché anche i grandi, i cosiddetti poteri forti, si sono rotti le scatole. Perché ormai anche loro sanno che di soldi da distribuire non ce ne sono più. Perché tutti hanno capito che qui rischia di saltare il banco, non i singoli giocatori.
Freddy Nietzsche, Postille su Terry: È vero: una donna può decidere di darla, di regalarla, di tirarla in faccia a uno, anche solo perché quello ha un giubbotto di pelle, la spider, è proprietario di una tabaccheria; figuriamoci se è l’uomo più ricco del paese, per di più noto per la generosità nei confronti delle amanti.
Candido, Secondo Pierluigi Bersani: per risolvere i problemi dell'Italia è anzitutto necessario che Berlusconi si dimetta. Secondo Nichi Vendola per risolvere i problemi dell'Italia è anzitutto necessario che Berlusconi si dimetta. Secondo Antonio Di Pietro per risolvere i problemi dell'Italia è anzitutto necessario che...

la tassa sui pantaloni corti

di lo Scorfano

Che i miei studenti venissero a scuola in calzoncini corti e infradito mi ha sempre dato da pensare, l'ho già scritto (e mi ha sempre dato anche un po' fastidio, l'ho già ammesso). Però, mi dicevo, se i loro genitori glielo permettono, non sono certo io quello che deve mettere becco nella questione. E ho anche pensato al fatto che io non metto mai la cravatta, per esempio, e che anche ieri ero a scuola in jeans e camicia, per altro esempio (e che un consigliere della mia regione va in giro vestito così, per ultimo esempio); e quindi ho sempre taciuto.

Ma proprio ieri, mentre con i miei jeans entravo in seconda, ho notato che i ragazzi di quella classe portavano tutti i pantaloni lunghi. Ho pensato: è perché ha rinfrescato. Ma non era vero: fa ancora caldo qui, e soprattutto fa caldo nelle aule. Sono rimasto qualche secondo zitto e perplesso. Poi, forzandomi un po', ho chiesto: «Cos'è successo? Nella manovra finanziaria hanno messo una tassa anche sui pantaloni corti?»

Loro hanno riso.  

Le nostre preoccupazioni

del Disagiato

Un fenomeno, se così lo si può chiamare, che proprio non riesco a comprendere è quello dei lettori o telespettatori che scrivono una lettera a una redazione, a un giornalista, a un attore o a un cantante. Anzi, forse questi ultimi due riesco un po’ a comprenderli, visto che in questo caso si può e si deve parlare di idolatria. Io ho mai fatto una cosa del genere? Sì, una volta sola scrissi una letterina profumata alla redazione di Bim Bum Bam, ma avevo sette o otto anni ed ero un ingenuo. Vi parlo di questo perché della vicenda della Costamagna che se ne va dal programma In Onda su La7 e di Telese che sul suo blog ha dato la notizia di questo cambio di conduzione, ecco, di tutto questo parlare e offendersi e tradire mi ha impressionato (ma tanto impressionato) il fatto che c’è gente che ha protestato sul blog di Telese. Sia chiaro che con questo post io non sto attaccando o difendendo nessuno dei due protagonisti di questa vicenda. Vorrei proprio concentrarmi su questa cosa delle persone che scrivono per protestare un cambio di conduzione. Anzi, vedo di fare un giro più lungo.

Avete mai dato uno sguardo al settimanale Tv Sorrisi e Canzoni? C’è gente che ogni settimana manda una propria fotografia a questo giornale berlusconiano (non nel senso che è di proprietà di Silvio Berlusconi ma, invece, nel senso che appartiene alla cultura messa in moto dalle televisioni di Silvio Berlusconi) con in mano, appunto, un Tv Sorrisi e Canzoni. Io mi chiedo: ma perché un essere umano adulto deve preoccuparsi di fare e spedire una fotografia del genere? Non solo. In quello stesso giornale c’è chi scrive al direttore Alfonso Signorini per sottolineare che Maria De Filippi più invecchia più è brava, che la Canalis si merita la solitudine e la sofferenza, che è uno schifo che i Simpson vengano trasmessi alle x invece che alle y e via dicendo. Io mi chiedo: ma perché esseri umani adulti, che votano e devono educare figli, si preoccupano di scrivere ad Alfonso Signorini? Ma questa gente, mi chiedo, non ha altro a cui pensare? 

martedì 20 settembre 2011

il segnapagine del 20.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Malvino, Il rispetto che si deve a un malato: Chi proprio non riesce a provare per Silvio Berlusconi i sentimenti che bisogna imporsi di provare per un malato accumuli tutta la sua esasperazione in attesa di saldare il conto con quanti hanno alimentato la sua malattia con la cieca adulazione. Il malato va sempre rispettato, chi lo ha portato all’ultimo stadio può essere scorticato vivo. 
Non ne so abbastanza, (ride): Oggi non posso sottacere il fatto che essere chiamati a rispondere di una frase che non costituisce né prova alcun reato, detta nel corso di una conversazione privata con un conoscente, è cosa degna della Gestapo
Francesco Costa, Ora: L’incapacità del governo fa spavento, ma quelli che cincischiano non saranno ben ricordati dalla Storia. A un certo punto bisogna muoversi e dire che si è pronti: e se non si è pronti, fare in modo di diventarlo il prima possibile.
Phastidio, Un giorno di ordinario downgrade: Questo sistema di mini-caste che alla fine ne esprimono una ad esse sovraordinata, contro la quale inveire se non si viene cooptati a pranzo è la vera motivazione del downgrade del paese, il primo di una lunghissima serie.

Dobbiamo difenderci?

del Disagiato

Su La Stampa Guido Ceronetti (vi consiglio di leggere l’articolo) ci dice che i giovani hanno nel proprio vocabolario pochissime parole. “I giovani non vanno volentieri a caccia di vocaboli e dei loro significati”, scrive. Io non faccio il maestro o il professore, quindi non ho a che fare con l’educazione dei giovani, però in libreria (un punto d’osservazione umile e non privilegiato, lo ammetto), in tutti questi anni, mi sono fatto una mia idea. La mia idea è che ci sono giovani che sanno parlare bene e giovani che no, che non danno vitalità alla loro parlata. Non riesco a generalizzare, non riesco a pensare che i giovani non vogliono, che i giovani non fanno, che i giovani non ricercano, che i giovani non affrontano e via dicendo. Insomma, ci sono ragazzi svegli e intelligenti e ragazzi un po’ scemotti e spenti (anche in faccia oltre che nel linguaggio) e sono sicuro, per riprendere il discorso fatto da Ceronetti, che tutti quanti utilizzano il telefonino e chiudono una conversazione con uno o due o tre “Ciao”. 

A proposito, ma siamo sicuri che questi "Ciao" sostituiscano le parole che i giovani non sanno o che non vogliono sapere? Ma come diavolo bisognerebbe chiudere una conversazione? Ma è vero che i ragazzi non hanno parole per parlare? Non so, mi sembra che il discorso stia nella qualità delle parole (e anche qui: chi dice che la parola “lordura”, sia meglio della parola “sporco”? Perché creare così facilmente delle gerarchie lessicali?) e non nella quantità (io solitamente dico "bello", alcuni conoscenti dicono "strabello").

per una teoria degli sbagli inevitabili

di lo Scorfano


Gli sbagli che si fanno a scuola (anzi, meglio: gli sbagli che faccio io a scuola) sono sempre gli stessi (e non solo a scuola, evidentemente: ognuno replica il suo errore per tutta la vita, a bene vedere: sempre quello, immutabile, magari diverso nell'apparenza e nelle sfumature, ma nella sostanza sempre lo stesso errore; tanto che viene il dubbio che sia proprio quell'errore il nostro specchio, la nostra essenza. E che noi passiamo il tempo a cercare di migliorarci - più o meno -, provando a non commettere sempre lo stesso sbaglio, e invece la nostra essenza era proprio lì, in quell'errore: un'essenza a forma di sbaglio, un'anima fatta della materia del nostro errore, sempre uguale a se stesso...)

Ma insomma, l'errore che faccio io a scuola è davvero più o meno sempre quello. E se ancora abitassi nella città ligure che mi vide ragazzo potrei dire, con icastica voce dialettale, che è un errore di invexendu: vale a dire che, mentre sto facendo lezione, mi capita di cercare di coinvolgere qualche alunno distratto e di chiamarlo, farlo parlare, di cercare punti contatto tra la letteratura e la sua storia personale, la sua vita sentimentale, il suo mondo. E, a un certo punto, per troppa confidenza, mi invexendo e supero la linea, oltrepasso il confine della sua ritrosia, e dico una parola di troppo, una battuta scema, qualcosa che lui non ha piacere che io dica (di lui o della sua vita), e lo ferisco, stupidamente;  

lunedì 19 settembre 2011

il segnapagine del 19.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Notiziole di .mau., Subappalti: Io non mi scandalizzo più di tanto perché l'onorevole Ilona Staller in arte Cicciolina inizierà a prendere 3000 euro il mese di vitalizio, dopo che a novembre compierà 60 anni. Meglio: mi scandalizzo della legge e di queste prebende a posteriori: ma la legge c'è, e non vedo perché lei non debba usufruirne.
In coma è meglio, Nel regno degli animali: Uno dei motivi per cui mi piace andare in montagna è che si vedono animali che di solito si incontrano solo nel piatto. Come le mucche, le pecore o i maiali.
E al cinema vacci tu, Spighalatura: Alcuni ricercatori hanno scoperto che la prima registrazione della voce umana non venne effettuata da Edison mediante il suo fonografo nel 1877, come si credeva, bensì venti anni prima dal francese Edouard-Léon Scott de Martinville, con un apparecchio da lui inventato, chiamato fonoautografo.
Renault4, I bastoncini: L'altra sera ho comprato dei bastoncini di pesce. Erano anni che non ne mangiavo. A casa ho letto il retro della scatola, c'era scritto "potete rinvenire i bastoncini sia in padella che al forno". Buffo, ho pensato, i bastoncini vanno fatti rinvenire.

oggetti

di lo Scorfano

Siamo al bancone del bar e il mio amico mi dice: «Sai, ho comprato uno smartphone... molto bello». Io gli dico: «Bravo, ottimo acquisto». Lui mi dice: «Ma non è questa la notizia. La notizia è che ho comprato uno smartphone molto bello, poi appena sono tornato a casa, la prima cosa che ho fatto è stata scartare la confezione, togliere la pellicola protettiva e rigare lo schermo dello smartphone nuovo, in verticale e in orizzontale, per rovinarlo. E dopo, solo dopo, ho cominciato a usarlo».

Io guardo il mio amico. Non so se ridere, se fare finta di niente, non so cosa chiedere: allora abbozzo un sorriso scemo, che lui vede e che interpreta esattamente come un sorriso scemo. E mi dice: «Non voglio più essere contento degli oggetti, Scorfano, non voglio più. Non voglio che la mia felicità dipenda dagli oggetti, nemmeno per quei pochi giorni, nemmeno per quelle 24 ore di gioia che in genere un nuovo acquisto ci concede. Non voglio più. E quando mi comprerò l'auto nuova, la prima cosa che farò sarà rigarla su entrambe le fiancate, ho già deciso. Voglio che gli oggetti mi servano, non voglio che mi facciano felice.»

Poi cambiamo discorso, perché io non so mai cosa replicare a questo tipo di argomenti, e poi usciamo dal bar e ci salutiamo.

Vendere. I libri

del Disagiato

Ieri pomeriggio (sì, era domenica e lavoravo) è venuto in cassa con un libro da pagare un signore che, dopo essersi guardato attorno, mi ha detto: “Io sono l’effetto della legge contro Amazon”. Intendeva la legge Levi, quella che limita gli sconti sia nei negozi, i grandi negozi, sia nei siti come Ibs, Amazon e altri. Ho capito solo dopo qualche secondo che quella sua affermazione e quel suo guardarsi attorno intendevano sottolineare la discreta quantità di gente che c’era in quel momento in negozio, discreta quantità di clienti portata, secondo lui, dalla legge Levi. "Visto che Amazon ha aumentato i prezzi, la gente se ne esce di casa", ha pensato lui. E infatti mi ha detto: “Non si può più pagare quelle cifre su Amazon. E allora eccomi qua, dopo cinque anni che non entro in una libreria”.

E quando ha detto questo, dentro di me ho percepito qualcosa di strano, un sentimento, una sensazione o un suono interiore che aveva a che fare i vantaggi e la competizione. Mi sono sentito, in quel momento, come un uomo che doveva fare la differenza. “Questo signore è entrato in una libreria dopo cinque anni di assenza? Bene, ora devo fargli vedere che ha fatto bene, devo dimostrargli che un conto è comprare libri on line, un conto è entrare in una libreria, guardarsi attorno e avere a che fare con un libraio. Devo fargli vedere che è meglio avere a che fare con un libraio, insomma”. Ecco, ho pensato queste cose, con molta difficoltà, blindato da uno strano dovere e da una singolare necessità. 

domenica 18 settembre 2011

il segnapagine del 18.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Alessandro Gilioli, La somma, la sinistra, i residuati: Dopo la chiacchierata a tre di Vasto (Bersani, Vendola e Di Pietro) nel Pd è tutto un ribollio di proteste da parte di quelli che tifano per un accordo con l’Udc, insomma i Fioroni e il naufrago Follini, più vari altri che ci spiegano come il Pd così “si sposta troppo a sinistra”.
PazzoPerRepubblica, Le 10 domande a Berlusconi: Da domani scatterà forse il tormentone grafico nelle pagine interne? Si accettano scommesse.
Calessina, Nascite, rinasciteC’erano gli alberi, e i campi mezzi marroni e mezzi verdi; e le colline, e il cielo di Toscana che nonostante tutti i difetti di stare qui è uno dei cieli più belli che abbia mai visto, secondo solo a quello di Berlino, mi pare.
alcuni aneddoti dal mio futuro, berghem: Perché la sintesi della sintesi della sintesi, alla fine una parola o due, lascia perplessi perché è sempre più distante dalla realtà. Le valli del dio Po, per esempio, sentono la stessa solfa da decenni.

I soldi che mancano

del Disagiato

Centinaia di milioni di euro (a Brescia) di evasione accertata, l’individuazione di due associazioni a delinquere finalizzate a compiere reati tributari e 89 persone denunciate (di cui 58 bresciani): è il bilancio dell’operazione ’Money for nothing’…Nel mirino degli inquirenti un vorticoso giro di denaro che, dopo una serie di passaggi, tornava nelle mani delle imprese da cui inizialmente era uscito e che, sostanzialmente, non pagavano nulla o quasi, fruendo però dei benefici fiscali che derivavano dalle apparenti spese sostenute. Un sistema ben architettato e finalizzato, secondo gli inquirenti, a coprire un giro di ’nero' quasi incontrollabile.

A Umberto Bossi, quello che un paio di giorni fa ha detto che siccome l’Italia va a picco bisogna preparare un’alternativa e cioè la Padania e che poi ha noiosamente ribadito, per l’ennesima volta, che non c’è possibilità per il Nord di mantenere Roma e tutto l’assistenzialismo del Sud, ecco, bisognerebbe dirgli che a Brescia, in Lombardia, in Padania, sono state emesse fatture inesistenti per un valore di 214 milioni di euro di imponibile e circa 16 milioni di euro di Iva. Parlare per punti cardinali, “giù al Sud”, “qui al Nord”, “assistenzialismo del Sud”, “possibilità per il Nord” è una cosa che mi costa una fatica che non potete neppure immaginare, però, insomma, sarebbe cosa giusta dire a Bossi, quello che pensa a una moneta per la Padania, che la falla che sta facendo affondare l’Italia è (anche) qui al Nord.

Secondo me, poi, questi evasori sono suoi elettori. Ma questo non diciamoglielo, visto che non ne abbiamo le prove. Sarebbe solo cattiveria gratuita.

la miseria

di lo Scorfano

Mi sono detto: ora scrivo qualcosa di intelligente su tutte queste intercettazioni Berlusconi-Tarantini. Lo voglio fare, mi sono detto: perché è insopportabile che, perché è scandaloso che, perché non è civile né decoroso che, perché non possiamo accettare che.

Allora sono andato in giro per l'internet e ho cominciato a rileggere tutti i testi delle telefonate, tutti quelli che trovavo, per farmi un'idea precisa. Ma a un certo punto ho smesso. E non tanto perché non c'è obiettivamente niente di intelligente che io riesca a dire sulle intercettazioni (potrei giusto fare qualche battuta, ma di battute è piena l'internet, non si sopportano quasi più nemmeno quelle). Ho smesso di leggere proprio perché non ce la facevo più.

sabato 17 settembre 2011

il segnapagine del 17.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Daniele Venanzi, Una escort e la sua perversa concezione del mercato: Cercare di giustificare i propri comportamenti discutibili imputandone la colpa al sistema, qualsiasi esso sia, è una tattica vecchia come il mondo. Avrei gradito che almeno uno degli ospiti presenti in studio da Paragone avesse fatto questo appunto.
Federica Sgaggio, la arcuri e le altre: Io, però, ho una domanda: Manuela Arcuri pensava che Berlusconi la invitasse a pranzo o a cena per chiederle un’opinione su come va il mondo? Credeva che la chiamasse per motivi diversi dal tipo di corpo su cui si regge il suo volto?
nonunacosaseria, Un uomoUn giorno – non ricordo il mese e l’anno, ma faceva freddo – sul sagrato vidi un uomo. Malvestito, sporco, capelli neri lunghi untissimi, barbona selvaggia, cappotto lacero e scarponi mezzi rotti. Non sembrava anziano, così a occhio avrà avuto sui cinquant’anni; ...cinquantacinque, va'.

domestici

di lo Scorfano

Un paio di giorni fa Leonardo ha scritto un bel post (in larghissima misura condivisibile) sulle vacanze lunghe degli insegnanti. Ne ha avuto voglia, diciamo; e ne ha avuto anche il coraggio. Perché, si sa, l'argomento è di quelli spinosi, che attirano commenti e osservazioni di ogni possibile fatta e tono, che degenerano facilmente in flame e luoghi comuni e osservazioni maccheroniche sulla «missione » degli insegnanti e il loro essere, allo stato attuale, dei veri e propri «privilegiati».

Non entro nel merito dell'argomento "vacanze lunghe", perché non ne ho voglia e perché molte cose sono state appunto già dette da lui (e anche da me, in altra occasione: e le penso ancora). Voglio però riportare qui parte di un commento che quel post ha attirato. Il commento è di Luca, a cui metto il link proprio perché non voglio parlare male di nessuno e soprattutto alle spalle di nessuno (è per gentilezza, insomma). E il commento è questo:

I muscoli del culo

del Disagiato

Che attorno a Silvio Berlusconi ci fossero così tante ragazze io un po’ l’avevo già capito negli anni ottanta, ai tempi di Drive In, quando mia madre e mio padre ridevano delle battute di Enrico Beruschi e nello stesso momento spiegavano a mio fratello più grande che quel programma l’aveva organizzato un nuovo imprenditore. "Un uomo che allestisce un programma con così tante tette significa che la sua vita è fatta di tette", pensavo allora. A voi sembrerà un ragionamento davvero puerile (in effetti ero solo un bambino) ma allora non potevo che pensarla così. Avevo un amico che cambiava ogni mese bicicletta perché suo papà vendeva biciclette. Avevo anche un amico che ristrutturava casa ogni due anni perché suo papà era muratore e avevo un amico con tante scarpe perché sua mamma vendeva scarpe. Semplice, no? Forse questi erano i caratteri tipici degli anni ottanta? No, non penso. Però se un imprenditore decide di reggere un programma sulle tette significa che la sua vita privata si regge sulle tette.

Se uno vende bici, nella vita non può che avere tante bici. I tic, le nevrosi, le passioni, le manie appaiono sia nella vita privata sia nella vita pubblica o professionale. Ci sono persone che sono capaci a scindere? Io a questa scemenza non ci credo o non ci voglio credere. Si è dei pirla sia mentre ci facciamo una doccia alle sette di sera in casa nostra, sia alle otto di mattina mentre vendiamo libri o sistemiamo documenti in ufficio. Non credo alla scissione o a quello che finito il lavoro torna a casa e “stacca la spina”; credo nella pausa e nell’immobilità. Il pirla, finito di lavorare, può decidere se continuare a fare il pirla a casa sua, oppure può decidere di stare a casa immobile: il pirla immobile è meno pirla di un pirla che si muove. Il pirla immobile non fa danni.

venerdì 16 settembre 2011

il segnapagine del 16.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

L'estinto, Distribuire acqua fresca ai malati ridurrebbe ancora di più le spese: Un numero sempre più elevato di persone decide di passare alla medicina omeopatica nella speranza di ridurre l'impatto della salute sul bilancio personale.
Yellow letters, Agosto (reprise)Stavo pensando a questa cosa della benzina e della riserva e di quella funzione scema della mia macchina che dice quanti chilometri puoi ancora fare perché mi stavo sentendo così, un po’ in riserva, ma in riserva tipo quando all’improvviso passa da cinquanta a zero e adesso lo sappiamo che non è vero.
Malvino, Ancora sulla verità: Discutiamo senza impiegare la parola «realtà», è solo un ostacolo, trascina con sé cose che non servono a niente”. A maggior ragione dovremmo sbarazzarci della parola «verità».
Linkredulo, Consigli ai malatiPotrei prendermela con medici ed infermieri, con i tagli alla sanità, con una burocrazia assurda che richiede due ore per una qualcosa che richiede due minuti. Potrei prendermela, e sarebbe anche giusto, anche se troppo facile. Ma c'è qualcosa di peggio.

"meno di servizio pubblico rispetto a"

del Disagiato

Ormai dire “Isola dei famosi” significa dire qualcosa che noi sappiamo essere brutto e sgradevole e, ormai, questo lo diciamo con il massimo della lucidità e non certo per orientamento intellettuale. Se si ha un minimo di buon gusto (cosa non così scontata) basta poco per giudicare l’Isola dei famosi come un programma trash, culturalmente basso, privo di decenza e dove gli istinti, gli istinti più bassi, dominano togliendo spazio all’intelligenza e alla grazia. Anzi, è per questi caratteri che il programma fa ascolti e dà successo, se pur breve e labile, ai suoi protagonisti. Stesso discorso vale per il Grande fratello: gli istinti, il nudo, i litigi, l’intimità violata e via dicendo. L’Isola dei famosi è un programma televisivo di bassissima qualità, Parla con me, invece, di alta qualità, dove si fanno interviste semiserie, si ascoltano canzoni semiserie e dove la conduttrice è semiseria. Un programma che è un’immensa strizzatina d’occhio a me, che sono di sinistra e che capisco benissimo l’andazzo divertente e cordiale della trasmissione. Siccome, ripeto, io sono un cittadino di sinistra, quando ho letto che una parte del Cda Rai ha preferito l’Isola dei famosi al programma della Dandini, ho pensato quello che ha pensato il presidente Rai Paolo Garimberti e cioè: “Assurdo, l’Isola dei famosi sì e la Dandini no. Via libera a un programma che è certamente meno di servizio pubblico rispetto a quello della Dandini”. Questo è esattamente ciò che ha dichiarato Garimberti. 

signore si nasce

di lo Scorfano


Ieri le aule del mio istituto erano un autentico inferno: caldo asfissiante, umidità incalcolabile, puzza di sudore, atmosfera da malebolge dantesche. Fare lezione, soprattutto dopo le 11, era difficile, quasi impossibile. Quando a mezzogiorno ho varcato la soglia della seconda (28 adolescenti tutti sudati, più me, tutto sudato anch'io, aula esposta al sole tutta la mattina) ho pensato che sarei svenuto lì, ai piedi della cattedra. E, anche se sapevo bene che non avrei dovuto (perché bisogna chiedere il permesso tramite modulo scritto), ho pensato che li avrei portati giù in cortile, nell'unico angolo ombreggiato e avrei fatto lezione lì. E così ho fatto.

Ho raccomandato loro di fare in silenzio e siamo scesi fino al pianoterra, poi siamo usciti all'aperto dove c'era quel po' di vento settembrino (anche se pareva agosto), li ho fatti sedere sugli scalini di cemento che stanno appena fuori dalle porte di vetro e ho cominciato a spiegare la storia delle origini di Roma. Loro stavano bravi, la lezione procedeva bene, io non rischiavo più di svenire per il caldo, le ascelle e le narici di tutti ne traevano un minimo giovamento. Tutto bene, insomma.

O almeno: tutto bene fino alle 12 e mezza, più o meno. 

giovedì 15 settembre 2011

il segnapagine del 15.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Il Disinformatico, Scarlett Johansson chiama l'Fbi per foto private trafugate...: Parliamoci chiaro: l'unico modo per garantire che vostre immagini di nudo o imbarazzanti o altrimenti private finiscano su Internet contro il vostro volere è non farle. Non sembra un consiglio così difficile da seguire...
Imlmfm, La classe precaria va in paradiso: Proletari? Magari. Neanche quello. Folla di uomini e donne senza discendenza, sterilizzata dal mercato del lavoro, atomizzata in nuclei familiari da una unità, domiciliata in case coabitate. Chi  ammazzò il futuro è già morto, ma ha vissuto bene.
Freddy Nietzsche, La distanza tra noi e Levon: L’idea che la politica onesta prescinda dal come e dal quando è un’idea stupida, facilona, qualunquista e banale. “Senza se e senza ma” sono le malattie esantematiche all’asilo, non le istanze politiche.

una postilla sulla storia dell'arte

di lo Scorfano

E, inoltre, io non riesco a essere molto d'accordo neppure sulla questione della storia dell'arte. Il ministro dice che le ore di storia dell'arte sono rimaste invariate nei licei «umanistici» (definizione che non corrisponde a nulla, ma immagino che il ministro intenda il classico e lo scientifico tradizionale), mentre sono «calate solo negli istituti tecnici perché l’indirizzo di quelle scuole dev’essere un altro. E comunque siamo sopra la media Ocse». Io non so intenda sopra la media Ocse del 2008 o quella del 2011, non sono riuscito a trovare i dati; e ho qualche dubbio anche sul liceo classico, visto quello che si legge sui giornali. Ma non è questo quello che mi importa in questo momento.

Mi importano proprio gli istituti tecnici, invece, e mi importa di più pensare che viviamo in un paese come l'Italia. Cioè nel paese che secondo il premier detiene il 70% dei siti patrimonio dell'umanità Unesco. È una balla, naturalmente; ma è però vero che siamo il paese che ne ha di più al mondo. E che siamo noti con la definizione di «bel paese», e che «bella» è definita l'Italia da secoli di letteratura («Suso in Italia bella giace un laco...») e anche dai settimanali tedeschi, quando parlano male di noi (e del premier).

Ecco, noi abbiamo la bellezza. 

Il commesso e lei

del Disagiato

Ieri c’era questa ragazza che continuava a guardarmi in un modo che non so spiegarvi. È entrata in libreria, ha fatto un giretto rapido nella zona dei libri Gialli e poi ha preso a camminare a caso, senza una meta, per gli stretti corridoi del negozio. Ovviamente, come vi ho già detto, camminava gettandomi occhiate e sorrisi che non lasciavano dubbi. Non che io sia particolarmente sensibile alle belle ragazze che mi guardano in continuazione (io sono superiore a queste cose) però, insomma, lei mi guardava e io la guardavo, lei mi sorrideva e io le sorridevo. Mentre si lavora non bisognerebbe distrarsi, lo so, e per favore non ripetetemelo, però cercate di mettervi nei miei panni o di comprendere la situazione. Quando una bella ragazza (o un bel ragazzo) vi guarda, voi cosa diavolo fate? Non mentite, per favore. Poi, a un certo punto, si è fermata davanti al reparto Classici e si è messa a sfogliare sorridente Le lettere a Lucilio e allora, lì, in piedi, in modo totalmente infantile, mi sono innamorato di lei. Letteralmente. Ho un debole per le Lettere a Lucilio e ogni volta che un cliente qualsiasi si mette a sfogliare quel libro, ecco, io mi immobilizzo dalla contentezza. Una delle mie tante fissazioni: Le lettere a Lucilio di Seneca. Ed è così tanto una fissazione che ho già ripetuto il titolo tre volte in tre secondi. 

mercoledì 14 settembre 2011

il segnapagine del 14.IX.2011

dello Scorfano e del Disagiato

La città invisibile, Gioco di specchi: Grande bagarre sulla presunta dichiarazione attribuita alla Procura di Napoli secondo cui, se Berlusconi non dovesse presentarsi a testimoniare, ricorreranno al provvedimento del cosiddetto accompagnamento coatto.
Nonunacosaseria, Il ritorno di  Ballarò: Ieri sera, dopo qualche mese di salutare astinenza, ho deciso di farmi del male e guardare il noto talkshow politico. Sigla nuova. Era l’ora, diciamocelo. Per il resto, tutto uguale a come li avevo lasciati...
Squonk, Caroselli per un pareggio: Ieri sera da queste parti c’era gente che suonava trombe da stadio alla finestra e che girava in macchina per le vie del quartiere pigiando il clacson in segno di giubilo. Lo facevano perché una squadra di calcio aveva pareggiato una partita...

gli anni, l'ocse, il ministro gelmini

di lo Scorfano

È toccato alla «Stampa» di Torino, per questo mese, dare spazio alla periodica e rituale intervista telecomandata al ministro Gelmini: un'intervista in cui le domande sembrano scritte dopo che sono arrivate le risposte, come spesso accade quando l'interlocutore è la giovane ministra bresciana.

La Gelmini replica alle critiche ricevute in questi giorni, usando spesso i dati del rapporto Ocse diffusi proprio ieri. Per esempio, a proposito delle classi affollate, dice:
Proprio oggi l’Ocse ha diffuso il suo rapporto sulla scuola, e sa che cosa dice? Che la media Ocse è di 23 alunni per classe, e la media italiana di 22. Io capisco le critiche politiche, ma ci sono dati che non possono essere ribaltati.
Invece, a proposito degli investimenti davvero ridotti del nostro paese nell'ambito dell'Istruzione, dice: